Il capitolo indaga in che modo i media digitali ospitano, supportano, ostacolano e incarnano forme eterogenee di attivismo. L’attivismo include qualsiasi tentativo di innescare un cambiamento sociale e culturale a partire da eventi, campagne e mobilitazioni che siano in grado di influenzare la dimensione simbolica della politica al di fuori della sfera istituzionale e del sistema partitico. Fin dai suoi albori, la rivoluzione digitale ha portato con sé la promessa di restituire alla partecipazione civica e politica la vitalità che sembrava perduta in un contesto ormai consolidato di crisi delle istituzioni democratiche. Le risorse di connessione e insieme di creatività diffusa che per la prima volta diventavano realtà grazie ai media digitali sembravano aprire la strada a una società civile proattiva e a una volontà popolare in grado di auto-organizzarsi indipendentemente dai sistemi di potere. Nel corso del tempo, il quadro si è fatto molto più sfumato e alle visioni totalizzanti si è sostituito uno sguardo molto più attento a cogliere non solo l’ambivalenza delle affordance tecnologiche ma anche le consistenti variazioni culturali apprezzabili nelle dinamiche di appropriazione messe in atto dalle diverse soggettività in gioco. La centralità delle piattaforme di social media ha stimolato una riflessione riguardo il tipo di socialità prodotta in seno a tali infrastrutture comunicative che, nel caso dell’attivismo, sembra oscillare tra le due polarità della folla e della collettività. A partire dal lavoro di Bennett e Segerberg (2012) sull’azione connettiva, molti contributi di ricerca hanno indagato in che modo i media digitali siano in grado di supportare nuove forme di mobilitazione collettiva mediante un’infrastruttura comunicativa che diventa automaticamente ossatura organizzativa e libera dalla necessità di esercitare la leadership e differenziare tra ruoli e funzioni. Oggetto di indagine sono dunque le folle nel loro formarsi e dilagare spontaneamente, assicurando massima visibilità pubblica a istanze popolari spesso ignorate dalla politica istituzionale. Il capitolo si soffermerà innanzitutto su queste forme di mobilitazione apparentemente spontanee che prendono forma sui social media intorno a hashtag condivisi, spesso all’indomani di eventi particolarmente traumatici e con una forte carica simbolica. Prestando particolare attenzione al caso di #MeToo, verrà fornita una mappatura di quelli che sono stati individuati dalla letteratura più recente come i caratteri distintivi di queste forme di attivismo digitale. Nello specifico, sarà oggetto di approfondimento tanto la tipologia di soggettività che prende forma in queste dinamiche di mobilitazione quanto il ruolo dell’espressione emotiva nel determinare tempi e modalità di coinvolgimento. Infine, il capitolo si soffermerà sulla possibilità che le forme di spettatorialità morale rese possibili dai social media sollevino questioni di giustizia globale e supportino forme di cultura civica cosmopolita.
(2023). Media digitali e attivismo . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/271689
Media digitali e attivismo
Murru, Maria Francesca
2023-01-01
Abstract
Il capitolo indaga in che modo i media digitali ospitano, supportano, ostacolano e incarnano forme eterogenee di attivismo. L’attivismo include qualsiasi tentativo di innescare un cambiamento sociale e culturale a partire da eventi, campagne e mobilitazioni che siano in grado di influenzare la dimensione simbolica della politica al di fuori della sfera istituzionale e del sistema partitico. Fin dai suoi albori, la rivoluzione digitale ha portato con sé la promessa di restituire alla partecipazione civica e politica la vitalità che sembrava perduta in un contesto ormai consolidato di crisi delle istituzioni democratiche. Le risorse di connessione e insieme di creatività diffusa che per la prima volta diventavano realtà grazie ai media digitali sembravano aprire la strada a una società civile proattiva e a una volontà popolare in grado di auto-organizzarsi indipendentemente dai sistemi di potere. Nel corso del tempo, il quadro si è fatto molto più sfumato e alle visioni totalizzanti si è sostituito uno sguardo molto più attento a cogliere non solo l’ambivalenza delle affordance tecnologiche ma anche le consistenti variazioni culturali apprezzabili nelle dinamiche di appropriazione messe in atto dalle diverse soggettività in gioco. La centralità delle piattaforme di social media ha stimolato una riflessione riguardo il tipo di socialità prodotta in seno a tali infrastrutture comunicative che, nel caso dell’attivismo, sembra oscillare tra le due polarità della folla e della collettività. A partire dal lavoro di Bennett e Segerberg (2012) sull’azione connettiva, molti contributi di ricerca hanno indagato in che modo i media digitali siano in grado di supportare nuove forme di mobilitazione collettiva mediante un’infrastruttura comunicativa che diventa automaticamente ossatura organizzativa e libera dalla necessità di esercitare la leadership e differenziare tra ruoli e funzioni. Oggetto di indagine sono dunque le folle nel loro formarsi e dilagare spontaneamente, assicurando massima visibilità pubblica a istanze popolari spesso ignorate dalla politica istituzionale. Il capitolo si soffermerà innanzitutto su queste forme di mobilitazione apparentemente spontanee che prendono forma sui social media intorno a hashtag condivisi, spesso all’indomani di eventi particolarmente traumatici e con una forte carica simbolica. Prestando particolare attenzione al caso di #MeToo, verrà fornita una mappatura di quelli che sono stati individuati dalla letteratura più recente come i caratteri distintivi di queste forme di attivismo digitale. Nello specifico, sarà oggetto di approfondimento tanto la tipologia di soggettività che prende forma in queste dinamiche di mobilitazione quanto il ruolo dell’espressione emotiva nel determinare tempi e modalità di coinvolgimento. Infine, il capitolo si soffermerà sulla possibilità che le forme di spettatorialità morale rese possibili dai social media sollevino questioni di giustizia globale e supportino forme di cultura civica cosmopolita.File | Dimensione del file | Formato | |
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