Europakritik und die Alterung des abendländischen Typs in Gottfried Benns Werk

This article connects two complementary perspectives of Benn's poetics: his criticism of a 'Eurocentric' point of view in evaluating the historical-political facts of his time and his conviction that the Western world is affected by an unstoppable regressive process. This attitude, which is also rooted in his anthropological-scientific thinking, makes it possible to reconstruct certain moments of his literary activity, highlighting how - in his opinion - every form of teleological illusion supported by causal connections must be combated through the creative impetus of artistic 'expression'. In the first period, Benn stages figures of young people who oppose the political and scientific arrogance of their fathers' generation, representatives of a warmongering and hypocritical Wilhelmine mentality. As the analysis conducted here moves from early expressionism, in which the Alaska cycle of poems (1913) stands out, to the Dramendialoge of the last phase, we can see how the generational clash resolves itself in Die Stimme hinter dem Vorhang (1952) into a distancing from the participation in contemporary events by the new generation of 'fathers': the 'radar thinker' is a significant representative of this. He has long since abandoned the idea that man constitutes the crowning achievement of creation; he nourishes - even more than other figures, such as Rönne - his thinking with associative constructions. These are an excellent antidote against illusions of unity and fulfilment and, therefore, against an effective concern for any form of catastrophe.

Questo articolo collega due prospettive complementari della poetica di Benn: la sua critica nei confronti di un punto di vista “eurocentrico” nella valutazione dei fatti storico-politici del suo tempo e la convinzione che il mondo occidentale sia interessato da un inarrestabile processo regressivo. Questo atteggiamento, che si radica anche nel suo pensiero antropologico-scientifico, permette di ricostruire alcuni momenti della sua attività letteraria, evidenziando come – a suo parere - ogni forma di illusione teleologica supportata da nessi causali debba essere combattuta attraverso lo slancio creativo dell’”espressione” artistica. Benn mette in scena nel primo periodo figure di giovani che osteggiano l’arroganza politica e scientifica della generazione dei padri, rappresentanti di una mentalità guglielmina guerrafondaia e ipocrita. Man mano che l’analisi qui condotta si sposta dal primo espressionismo, in cui spicca il ciclo di poesie Alaska (1913), ai Dramendialoge dell’ultima fase, si nota come lo scontro generazionale si risolva in Die Stimme hinter dem Vorhang (1952) in una presa di distanza dalla partecipazione agli eventi contemporanei da parte della nuova generazione dei “padri”: il “pensatore radar” ne è un significativo rappresentante. Egli ha da tempo abbandonato l’idea che l’uomo costituisca il coronamento della creazione; nutre - ancor più di altri personaggi, come Rönne - il proprio pensiero di costruzioni associative. Queste sono un ottimo antidoto contro illusioni di unità e di compiutezza e, quindi, contro un’effettiva preoccupazione nei confronti di ogni forma di catastrofe.