Un fatto ben noto dei dialetti meridionali che li distinguerebbe dai dialetti centrosettentrionali è il loro ricorso a un sistema a due complementatori per introdurre le completive temporalizzate. Rohlfs (1969: 190), ad esempio, osserva nei dialetti di una zona che si estende dalla Sicilia fino all'Abruzzo la copresenza di due complementatori distribuiti 'nel senso del latino QUOD e UT' (1), sistema congiunzionale che rispecchierebbe in maniera abbastanza fedele e non a caso quello del greco, lingua molto diffusa anticamente in tale territorio che veniva col tempo agendo sempre di più sulle varietà regionali di latino parlate nell'Italia meridionale. Di fatto, i sistemi completivi dei dialetti del basso Meridione, ossia del Salento (a sud dell'isoglossa Taranto-Ostuni), della Calabria centromeridionale (a sud dell'isoglossa Nicastro-Catanzaro-Crotone) e della Sicilia nordorientale (provincia di Messina nel tratto tra Taormina, Messina e Naso), i quali risentono più spiccatamente dell'antica grecità (cfr. Rohlfs [1972] 1997a,b,c), tradirebbero maggiormente tale contatto con la lingua greca nell'impiego prevalente della subordinazione finita a scapito di quella infinitivale (2), al pari di quanto si osserva grosso modo in rumeno e nella altre lingue balcaniche (Joseph 1983). Perciò nei dialetti summenzionati del basso Meridione si rileva una distinzione tra un complementatore derivato da QUIA (> ca) da un lato (3), e un complementatore derivato da MODO (> mu (province di CZ / RC) / ma (Catanzaro città e dintorni) / mi (Reggio Calabria città / ME)) oppure da QUOD (> cu (Salento)) dall'altro (4). Mentre il primo introdurrebbe le completive selezionate da predicati dichiarativi ed epistemici (cfr. 1a-c) (5), il secondo verrebbe selezionato da predicati denotanti stati o eventi non ancora realizzati al momento dell'enunciazione (cfr. 2a-c) (6): 1 a Se ài dittu ca te tolene li peti ['dologno i piedi'] (Scorrano (LE), Musio 1995: 14) b ti cuntanu ca su' stanchi morti (CZ, Colacino 1994: 23) c Capìsciu chi mi voli ['vuole'] beni (ME, Leone 1995: 68) 2 a M'aggiu scurdata cu ni lu cercu alla cummare Vita m'ho scordata che glielo chiedo alla comare Vita 'mi sono dimenticato di chiederlo a comare Vita' (Scorrano (LE), Musio 1995: 19) b ti scialavi ma 'i guardi ti divertivi che li guardi 'ti divertivi a guardarli' (CZ, Colacino 1994: 13) c S'avìa zziccatu nt'a testa mi nci va s'aveva ficcato nella testa che ci va 's'era messo in testa di andarci' (ME, Leone 1995: 67 n.162)

(2003). Il sistema completivo dei dialetti meridionali: la doppia serie di complementatori [journal article - articolo]. In RID, RIVISTA ITALIANA DI DIALETTOLOGIA. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/278509

Il sistema completivo dei dialetti meridionali: la doppia serie di complementatori

Ledgeway, Adam Noel
2003-01-01

Abstract

Un fatto ben noto dei dialetti meridionali che li distinguerebbe dai dialetti centrosettentrionali è il loro ricorso a un sistema a due complementatori per introdurre le completive temporalizzate. Rohlfs (1969: 190), ad esempio, osserva nei dialetti di una zona che si estende dalla Sicilia fino all'Abruzzo la copresenza di due complementatori distribuiti 'nel senso del latino QUOD e UT' (1), sistema congiunzionale che rispecchierebbe in maniera abbastanza fedele e non a caso quello del greco, lingua molto diffusa anticamente in tale territorio che veniva col tempo agendo sempre di più sulle varietà regionali di latino parlate nell'Italia meridionale. Di fatto, i sistemi completivi dei dialetti del basso Meridione, ossia del Salento (a sud dell'isoglossa Taranto-Ostuni), della Calabria centromeridionale (a sud dell'isoglossa Nicastro-Catanzaro-Crotone) e della Sicilia nordorientale (provincia di Messina nel tratto tra Taormina, Messina e Naso), i quali risentono più spiccatamente dell'antica grecità (cfr. Rohlfs [1972] 1997a,b,c), tradirebbero maggiormente tale contatto con la lingua greca nell'impiego prevalente della subordinazione finita a scapito di quella infinitivale (2), al pari di quanto si osserva grosso modo in rumeno e nella altre lingue balcaniche (Joseph 1983). Perciò nei dialetti summenzionati del basso Meridione si rileva una distinzione tra un complementatore derivato da QUIA (> ca) da un lato (3), e un complementatore derivato da MODO (> mu (province di CZ / RC) / ma (Catanzaro città e dintorni) / mi (Reggio Calabria città / ME)) oppure da QUOD (> cu (Salento)) dall'altro (4). Mentre il primo introdurrebbe le completive selezionate da predicati dichiarativi ed epistemici (cfr. 1a-c) (5), il secondo verrebbe selezionato da predicati denotanti stati o eventi non ancora realizzati al momento dell'enunciazione (cfr. 2a-c) (6): 1 a Se ài dittu ca te tolene li peti ['dologno i piedi'] (Scorrano (LE), Musio 1995: 14) b ti cuntanu ca su' stanchi morti (CZ, Colacino 1994: 23) c Capìsciu chi mi voli ['vuole'] beni (ME, Leone 1995: 68) 2 a M'aggiu scurdata cu ni lu cercu alla cummare Vita m'ho scordata che glielo chiedo alla comare Vita 'mi sono dimenticato di chiederlo a comare Vita' (Scorrano (LE), Musio 1995: 19) b ti scialavi ma 'i guardi ti divertivi che li guardi 'ti divertivi a guardarli' (CZ, Colacino 1994: 13) c S'avìa zziccatu nt'a testa mi nci va s'aveva ficcato nella testa che ci va 's'era messo in testa di andarci' (ME, Leone 1995: 67 n.162)
articolo
2003
Ledgeway, Adam Noel
(2003). Il sistema completivo dei dialetti meridionali: la doppia serie di complementatori [journal article - articolo]. In RID, RIVISTA ITALIANA DI DIALETTOLOGIA. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/278509
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