A partire dal 1960, la produzione letteraria di Giovanni Testori sembra andare incontro a un inciampo, quando non ad una battuta d’arresto segnata dalla pubblicazione del Fabbricone. Dopo L’Arialda e sino alla Monaca di Monza, messa in scena al Teatro Quirino di Roma nel 1967, ma iniziata nel 1964, si potrebbe pensare dunque a un deliberato periodo di silenzio creativo; infatti, negli anni tra questi due estremi, l'autore si dedicherà eminentemente all'attività di critico d'arte. Questo era quanto si credeva fosse accaduto, almeno sino al 1996 quando Fulvio Panzeri, nel curare la cronologia del volume Giovanni Testori nel ventre del teatro, indicherà per la prima volta la presenza di due drammi inediti, Il Branda e L’Imerio, pensati come parti speculari di un ideale dittico drammaturgico. All’Imerio, in particolare, l’autore lavorò infaticabilmente nel periodo dei primi anni Sessanta attraverso una attività di revisione inesausta sul testo che lo portò a stendere diverse redazioni e persino due distinte ambientazioni, contemporanea e seicentesca, senza approdare ad una soluzione definitiva. Il “laboratorio Imerio” è la testimonianza in fieri di quel lavoro di ripensamento, sperimentazione e scrittura che portò Testori ad allontanarsi dal racconto del presente e dei codici del realismo avvicinandolo, nel corso delle sue diverse redazioni, all’intenzione di «parlare senza i piccoli condizionamenti», come egli stesso ebbe a dire. L’Imerio, dunque, si delinea essenzialmente come un “testo cerniera” che, seppur mai messo alla luce definitivamente, ha svolto una funzione di snodo poetico e drammaturgico. Questo saggio, frutto di un lavoro di ricerca presso l’Archivio Testori, si propone di ricostruirne le fasi evolutive e le ragioni della sua sospensione, in vista della svolta drammaturgica testoriana rappresentata, di lì a breve, dalla Monaca di Monza per approdare, via via, alla fase del Teatro degli Scarrozzanti.
(2024). L’Imerio di Giovanni Testori: il dramma della transizione . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/281469 Retrieved from http://dx.doi.org/10.13122/978-88-97413-90-5
L’Imerio di Giovanni Testori: il dramma della transizione
Cariati, Lucia
2024-01-01
Abstract
A partire dal 1960, la produzione letteraria di Giovanni Testori sembra andare incontro a un inciampo, quando non ad una battuta d’arresto segnata dalla pubblicazione del Fabbricone. Dopo L’Arialda e sino alla Monaca di Monza, messa in scena al Teatro Quirino di Roma nel 1967, ma iniziata nel 1964, si potrebbe pensare dunque a un deliberato periodo di silenzio creativo; infatti, negli anni tra questi due estremi, l'autore si dedicherà eminentemente all'attività di critico d'arte. Questo era quanto si credeva fosse accaduto, almeno sino al 1996 quando Fulvio Panzeri, nel curare la cronologia del volume Giovanni Testori nel ventre del teatro, indicherà per la prima volta la presenza di due drammi inediti, Il Branda e L’Imerio, pensati come parti speculari di un ideale dittico drammaturgico. All’Imerio, in particolare, l’autore lavorò infaticabilmente nel periodo dei primi anni Sessanta attraverso una attività di revisione inesausta sul testo che lo portò a stendere diverse redazioni e persino due distinte ambientazioni, contemporanea e seicentesca, senza approdare ad una soluzione definitiva. Il “laboratorio Imerio” è la testimonianza in fieri di quel lavoro di ripensamento, sperimentazione e scrittura che portò Testori ad allontanarsi dal racconto del presente e dei codici del realismo avvicinandolo, nel corso delle sue diverse redazioni, all’intenzione di «parlare senza i piccoli condizionamenti», come egli stesso ebbe a dire. L’Imerio, dunque, si delinea essenzialmente come un “testo cerniera” che, seppur mai messo alla luce definitivamente, ha svolto una funzione di snodo poetico e drammaturgico. Questo saggio, frutto di un lavoro di ricerca presso l’Archivio Testori, si propone di ricostruirne le fasi evolutive e le ragioni della sua sospensione, in vista della svolta drammaturgica testoriana rappresentata, di lì a breve, dalla Monaca di Monza per approdare, via via, alla fase del Teatro degli Scarrozzanti.File | Dimensione del file | Formato | |
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