Proponendo una lettura della storia delle riscritture come una storia delle traduzioni culturalmente intese, il mito di Elettra, in ambito francese, costituisce un caso emblematico di quel processo di continua risemantizzazione cui è sottoposto il mito classico, dall’antichità alla contemporaneità estrema. La figura di Elettra viene indagata a partire dalle fonti classiche (Eschilo, Sofocle e Euripide, su tutti), per poi essere riscoperta a partire dal Rinascimento, periodo in cui la cultura francese inizia a subire il fascino della sua controversa sete di vendetta e il suo mito inizia a essere tradotto in varie modalità. Se Elettra pare stimolare l’immaginario francese soprattutto, e non a caso, in periodo rivoluzionario, attraverso l’Ottocento l’eroina greca rivive ciclicamente sulle scene d’oltralpe, sollecitando interrogativi correlati al tema della giustizia, della vendetta, dei legami familiari e della fratellanza; fino ad arrivare ad attirare l’attenzione, nel Novecento, della psicanalisi, e a proporsi come figura del disordine, sia pubblico sia psichico. Il focus sulla contemporaneità riscopre così le traduzioni novecentesche del mito di Elettra composte da Simone Weil, Jean Giraudoux, Jean-Paul Sartre, Marguerite Yourcenar, Jean-Jacques Varoujean, Jean Anouilh e Antoine Vitez, alla luce della loro “diversalità”, per indugiare infine sugli scritti del nuovo millennio, che testimoniano un interesse ritrovato e crescente per il mito degli Atridi. Oltre ad analizzare le opere di Jean-Pierre Siméon, Simone Bertière, e Matthieu Desquilbet, l’ultima parte della trattazione indugia in particolar modo sull’Elettra dei bassifondi di Simon Abkarian, pièce che, in tempi recentissimi, ha riportato in auge il terribile odio ereditario degli Atridi.

(2024). Elettra, l’eredità dell’odio. La traduzione del mito classico nella letteratura francese contemporanea . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/281729 Retrieved from http://dx.doi.org/10.13122/978-88-97413-98-1

Elettra, l’eredità dell’odio. La traduzione del mito classico nella letteratura francese contemporanea

Mazzella, Francesca
2024-01-01

Abstract

Proponendo una lettura della storia delle riscritture come una storia delle traduzioni culturalmente intese, il mito di Elettra, in ambito francese, costituisce un caso emblematico di quel processo di continua risemantizzazione cui è sottoposto il mito classico, dall’antichità alla contemporaneità estrema. La figura di Elettra viene indagata a partire dalle fonti classiche (Eschilo, Sofocle e Euripide, su tutti), per poi essere riscoperta a partire dal Rinascimento, periodo in cui la cultura francese inizia a subire il fascino della sua controversa sete di vendetta e il suo mito inizia a essere tradotto in varie modalità. Se Elettra pare stimolare l’immaginario francese soprattutto, e non a caso, in periodo rivoluzionario, attraverso l’Ottocento l’eroina greca rivive ciclicamente sulle scene d’oltralpe, sollecitando interrogativi correlati al tema della giustizia, della vendetta, dei legami familiari e della fratellanza; fino ad arrivare ad attirare l’attenzione, nel Novecento, della psicanalisi, e a proporsi come figura del disordine, sia pubblico sia psichico. Il focus sulla contemporaneità riscopre così le traduzioni novecentesche del mito di Elettra composte da Simone Weil, Jean Giraudoux, Jean-Paul Sartre, Marguerite Yourcenar, Jean-Jacques Varoujean, Jean Anouilh e Antoine Vitez, alla luce della loro “diversalità”, per indugiare infine sugli scritti del nuovo millennio, che testimoniano un interesse ritrovato e crescente per il mito degli Atridi. Oltre ad analizzare le opere di Jean-Pierre Siméon, Simone Bertière, e Matthieu Desquilbet, l’ultima parte della trattazione indugia in particolar modo sull’Elettra dei bassifondi di Simon Abkarian, pièce che, in tempi recentissimi, ha riportato in auge il terribile odio ereditario degli Atridi.
2024
Mazzella, Francesca
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