Il volume intende sviluppare una proposta metodologica per l’analisi delle rappresentazioni letterarie dello spazio abitato attraverso la definizione del concetto di appropriazione spaziale. La nozione è stata affrontata da diversi campi disciplinari ma in modo sussidiario, ambiguo e come un’espressione di senso comune, associata a qualsiasi forma di relazione con lo spazio e quindi difficilmente definibile. Nella critica letteraria i riferimenti all’appropriazione spaziale sono pressoché assenti, nonostante le opere di finzione costituiscano un ambito privilegiato per osservare i modi in cui i soggetti trasformano lo spazio abitato in un luogo proprio. Per tale ragione, avvalendosi di un approccio geocritico, neomaterialista e semiotico, la presente ricerca si propone di contribuire al superamento dell’indeterminazione del concetto di appropriazione spaziale attraverso l’analisi comparato di romanzi cileni di ambientazione urbana e di romanzi italiani di viaggio pubblicati tra gli anni 2009 e 2020. A partire dall’analisi delle opere si osserva che il distanziamento, l’immaginazione e la creazione verbale sono le principali azioni eseguite dai narratori per appropriarsi degli spazi abitati in modo transitorio o permanentemente. Le tre operazioni avvengono spontaneamente, come una reazione istintiva al bisogno di dare senso al proprio contesto di enunciazione e di superare le condizioni di negatività che limitano il pieno abitare dei personaggi. L’assimilazione affettiva e cognitiva dello spazio implica necessariamente la sua trasformazione, modellazione, innovazione e trasgressione, motivo per cui l’appropriazione letteraria si profila come un processo creativo in grado di generare effetti sulla realtà simbolica e materiale e di influire sui futuri possibili dei territori.
(2024). L’appropriazione letteraria dello spazio umano in Cile nella narrativa italiana e cilena contemporanea . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/282309 Retrieved from http://dx.doi.org/10.13122/978-88-97413-89-9
L’appropriazione letteraria dello spazio umano in Cile nella narrativa italiana e cilena contemporanea
Pavie Santana, Fernanda
2024-01-01
Abstract
Il volume intende sviluppare una proposta metodologica per l’analisi delle rappresentazioni letterarie dello spazio abitato attraverso la definizione del concetto di appropriazione spaziale. La nozione è stata affrontata da diversi campi disciplinari ma in modo sussidiario, ambiguo e come un’espressione di senso comune, associata a qualsiasi forma di relazione con lo spazio e quindi difficilmente definibile. Nella critica letteraria i riferimenti all’appropriazione spaziale sono pressoché assenti, nonostante le opere di finzione costituiscano un ambito privilegiato per osservare i modi in cui i soggetti trasformano lo spazio abitato in un luogo proprio. Per tale ragione, avvalendosi di un approccio geocritico, neomaterialista e semiotico, la presente ricerca si propone di contribuire al superamento dell’indeterminazione del concetto di appropriazione spaziale attraverso l’analisi comparato di romanzi cileni di ambientazione urbana e di romanzi italiani di viaggio pubblicati tra gli anni 2009 e 2020. A partire dall’analisi delle opere si osserva che il distanziamento, l’immaginazione e la creazione verbale sono le principali azioni eseguite dai narratori per appropriarsi degli spazi abitati in modo transitorio o permanentemente. Le tre operazioni avvengono spontaneamente, come una reazione istintiva al bisogno di dare senso al proprio contesto di enunciazione e di superare le condizioni di negatività che limitano il pieno abitare dei personaggi. L’assimilazione affettiva e cognitiva dello spazio implica necessariamente la sua trasformazione, modellazione, innovazione e trasgressione, motivo per cui l’appropriazione letteraria si profila come un processo creativo in grado di generare effetti sulla realtà simbolica e materiale e di influire sui futuri possibili dei territori.File | Dimensione del file | Formato | |
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