This paper sets out to examine the current situation in the Maghreb and the loss of rights, not as a mere socio-political or socio-anthropological analysis, but as an open reflection based on some personal accounts and historical fragments. The debate concerning the recent uprisings and revolutions in the Arab world is both delicate and complex, and has specific characteristics from one country to another. At the same time, the main slogans that accompanied the rebellions have been linked by a common simplicity, a rage that demanded essential rights: dignity, freedom and work. My aim is to highlight how the people in Tunisia and Egypt, and elsewhere, have become aware of their strength and of the weakness of the regimes, creating a decisive break with what went before. My discussion opens up to how the movements started from everyday lives, through slow processes of transformation and demands, to extraordinary historical moments. In this context I trace an outline of the changes taking place in the Maghreb, proposing a new narration of their stories.

Il contributo propone di riflettere intorno all’attuale situazione in Maghreb e alla violazione dei diritti con una prospettiva che non sia quella di. una mera analisi sociopolitica o socio-antropologica, ma piuttosto quella di una riflessione aperta, a partire da alcune testimonianze e alcuni frammenti di storie. Da un lato il dibattito intorno alle recenti rivolte, manifestazioni, insurrezioni, rivoluzioni nel mondo arabo è delicato e complesso e invita a inevitabili “distinguo” da caso a caso, da paese a paese. D’altro, i principali slogan che hanno accompagnato le rivolte e le rivoluzioni, al di là della specificità degli stati, sono stati accomunati da una certa semplicità, in sintesi quella che potremmo chiamare l’espressione ricorrente di una collera che mirava a rivendicare diritti molto essenziali: dignità, libertà e lavoro. La mia proposta intende mettere in luce quanto i giovani e le popolazioni in Tunisia e in Egitto, e poi altrove, abbiano innanzitutto preso coscienza della loro forza e della debolezza dei loro regimi, creando una rottura formidabile con “quel che era”. La mia analisi della rivoluzione in Tunisia e in particolare degli echi della stessa nei processi di protesta e di riforma in Marocco ruota intorno ad alcuni diritti che non sempre vengono evocati come tali. Il primo diritto, in questo senso, che i giovani hanno esercitato in Maghreb è stato a mio parere il diritto ad avere coraggio, il diritto a non avere paura. Da qui si apre un dibattito intorno all’evolversi di dinamiche che partono dal quotidiano, dai vissuti ordinari, da lenti processi di trasformazione e di rivendicazione, per arrivare a svolte storiche di straordinaria portata. Laddove i diritti elementari che ne sono alla base sono il diritto a non aver paura, il diritto a trasgredire, il diritto a immaginare e inventare altro rispetto al noto e al dato. In questo contesto, intendo tracciare una minima traiettoria dei processi di cambiamento in atto nel Maghreb provando a leggerli nel quadro di una serie di diritti profondamente interrelati con i diritti alla dignità e alla libertà, quali il diritto al coraggio, all’immaginazione - finanche alla “bellezza” - e la capacità di essere profondamente parte del proprio tempo, tanto da osare andare “oltre” il tempo stesso, reinventando dei margini di azione con originalità e responsabilità, proponendo un’inedita narrazione della storia. In questo contesto, è sempre più necessario osservare quali sono stati e quali sono per questi giovani i luoghi di formazione formale e informale, quali i luoghi di apprendimento delle culture del cambiamento.

(2012). Quali diritti? Il diritto di trasgredire e di re-inventare la propria storia. Frammenti di storie e di inedite rivoluzioni in Maghreb [journal article - articolo]. In DEP. DEPORTATE, ESULI, PROFUGHE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/28350

Quali diritti? Il diritto di trasgredire e di re-inventare la propria storia. Frammenti di storie e di inedite rivoluzioni in Maghreb

Gandolfi, Paola
2012-01-01

Abstract

This paper sets out to examine the current situation in the Maghreb and the loss of rights, not as a mere socio-political or socio-anthropological analysis, but as an open reflection based on some personal accounts and historical fragments. The debate concerning the recent uprisings and revolutions in the Arab world is both delicate and complex, and has specific characteristics from one country to another. At the same time, the main slogans that accompanied the rebellions have been linked by a common simplicity, a rage that demanded essential rights: dignity, freedom and work. My aim is to highlight how the people in Tunisia and Egypt, and elsewhere, have become aware of their strength and of the weakness of the regimes, creating a decisive break with what went before. My discussion opens up to how the movements started from everyday lives, through slow processes of transformation and demands, to extraordinary historical moments. In this context I trace an outline of the changes taking place in the Maghreb, proposing a new narration of their stories.
articolo
2012
Il contributo propone di riflettere intorno all’attuale situazione in Maghreb e alla violazione dei diritti con una prospettiva che non sia quella di. una mera analisi sociopolitica o socio-antropologica, ma piuttosto quella di una riflessione aperta, a partire da alcune testimonianze e alcuni frammenti di storie. Da un lato il dibattito intorno alle recenti rivolte, manifestazioni, insurrezioni, rivoluzioni nel mondo arabo è delicato e complesso e invita a inevitabili “distinguo” da caso a caso, da paese a paese. D’altro, i principali slogan che hanno accompagnato le rivolte e le rivoluzioni, al di là della specificità degli stati, sono stati accomunati da una certa semplicità, in sintesi quella che potremmo chiamare l’espressione ricorrente di una collera che mirava a rivendicare diritti molto essenziali: dignità, libertà e lavoro. La mia proposta intende mettere in luce quanto i giovani e le popolazioni in Tunisia e in Egitto, e poi altrove, abbiano innanzitutto preso coscienza della loro forza e della debolezza dei loro regimi, creando una rottura formidabile con “quel che era”. La mia analisi della rivoluzione in Tunisia e in particolare degli echi della stessa nei processi di protesta e di riforma in Marocco ruota intorno ad alcuni diritti che non sempre vengono evocati come tali. Il primo diritto, in questo senso, che i giovani hanno esercitato in Maghreb è stato a mio parere il diritto ad avere coraggio, il diritto a non avere paura. Da qui si apre un dibattito intorno all’evolversi di dinamiche che partono dal quotidiano, dai vissuti ordinari, da lenti processi di trasformazione e di rivendicazione, per arrivare a svolte storiche di straordinaria portata. Laddove i diritti elementari che ne sono alla base sono il diritto a non aver paura, il diritto a trasgredire, il diritto a immaginare e inventare altro rispetto al noto e al dato. In questo contesto, intendo tracciare una minima traiettoria dei processi di cambiamento in atto nel Maghreb provando a leggerli nel quadro di una serie di diritti profondamente interrelati con i diritti alla dignità e alla libertà, quali il diritto al coraggio, all’immaginazione - finanche alla “bellezza” - e la capacità di essere profondamente parte del proprio tempo, tanto da osare andare “oltre” il tempo stesso, reinventando dei margini di azione con originalità e responsabilità, proponendo un’inedita narrazione della storia. In questo contesto, è sempre più necessario osservare quali sono stati e quali sono per questi giovani i luoghi di formazione formale e informale, quali i luoghi di apprendimento delle culture del cambiamento.
Gandolfi, Paola
(2012). Quali diritti? Il diritto di trasgredire e di re-inventare la propria storia. Frammenti di storie e di inedite rivoluzioni in Maghreb [journal article - articolo]. In DEP. DEPORTATE, ESULI, PROFUGHE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/28350
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