Abstract. We propose a reflection about the value driven by the concept of idiorhythmy, and on how it questions both the notion of difference and that of uniqueness: we try to probe the paradox of a rejected sociality yet incorporated into its contradictions, where the rhythmic structure itself regenerates the modes of identification and adhesion. More specifically, we deal with the reversal and regeneration of the criteria of “happy” sociality, challenging the conventional folds of meaning. In this sense, idiorhythmy becomes a sort of provocative paradigm of the contemporary and its media dialectics, poised between the solitude of the substitute relationship (via deepfake, avatar, prosthesis or more simply abandonment to remote dialogue/performance) and the need of an audience that configures the recipient as a present/absent figure. It is the theme of the “right” distance, of the circle that asks us to identify the limit, and of the mobile thresholds of the limit itself.

Proponiamo una riflessione sul valore proposto dal concetto di idioritmia, e su come questo interpelli/metta in discussione tanto la nozione di differenza che quella di unicità: in particolare, ci sembra importante approfondire il paradosso di una socialità respinta eppure inglobata nella specie delle sue contraddizioni, dove la struttura ritmica stessa rigenera le modalità di identificazione e adesione. Più nello specifico, ci occuperemo del rovesciamento e della rigenerazione dei criteri di socialità “felice” alla luce dell’immersività digitale, quando collettività e unicità sono chiamate a trovare un compromesso opportuno, che sfida le pieghe convenzionali del senso. L’idioritmia diventa in questo senso una sorta di provocatorio paradigma del contemporaneo e delle sue dialettiche mediali, in bilico tra la solitudine della relazione sostitutiva (via deepfake, avatar, protesi o più semplicemente abbandono al dialogo/esibizione in remoto) e la necessità di una platea che configuri il destinatario come figura dell’assenza-presenza. È il tema della “giusta” distanza, del cerchio che chiede di individuare il limite, e delle soglie mobili del limite stesso.

(2024). Idioritmia. Tracciare il cerchio [journal article - articolo]. In E/C. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/287868

Idioritmia. Tracciare il cerchio

Ceriani, Giulia
2024-01-01

Abstract

Abstract. We propose a reflection about the value driven by the concept of idiorhythmy, and on how it questions both the notion of difference and that of uniqueness: we try to probe the paradox of a rejected sociality yet incorporated into its contradictions, where the rhythmic structure itself regenerates the modes of identification and adhesion. More specifically, we deal with the reversal and regeneration of the criteria of “happy” sociality, challenging the conventional folds of meaning. In this sense, idiorhythmy becomes a sort of provocative paradigm of the contemporary and its media dialectics, poised between the solitude of the substitute relationship (via deepfake, avatar, prosthesis or more simply abandonment to remote dialogue/performance) and the need of an audience that configures the recipient as a present/absent figure. It is the theme of the “right” distance, of the circle that asks us to identify the limit, and of the mobile thresholds of the limit itself.
articolo
2024
E/C
Proponiamo una riflessione sul valore proposto dal concetto di idioritmia, e su come questo interpelli/metta in discussione tanto la nozione di differenza che quella di unicità: in particolare, ci sembra importante approfondire il paradosso di una socialità respinta eppure inglobata nella specie delle sue contraddizioni, dove la struttura ritmica stessa rigenera le modalità di identificazione e adesione. Più nello specifico, ci occuperemo del rovesciamento e della rigenerazione dei criteri di socialità “felice” alla luce dell’immersività digitale, quando collettività e unicità sono chiamate a trovare un compromesso opportuno, che sfida le pieghe convenzionali del senso. L’idioritmia diventa in questo senso una sorta di provocatorio paradigma del contemporaneo e delle sue dialettiche mediali, in bilico tra la solitudine della relazione sostitutiva (via deepfake, avatar, protesi o più semplicemente abbandono al dialogo/esibizione in remoto) e la necessità di una platea che configuri il destinatario come figura dell’assenza-presenza. È il tema della “giusta” distanza, del cerchio che chiede di individuare il limite, e delle soglie mobili del limite stesso.
Ceriani, Giulia Adriana Adele Angela
(2024). Idioritmia. Tracciare il cerchio [journal article - articolo]. In E/C. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/287868
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