Il romanzo breve Netočka Nezvanova (1849) appartiene alla prima produzione di F.M. Dostoevskij, ed è sempre stato oggetto di tiepido interesse da parte degli studiosi, forse in ragione della sua incompiutezza. Nondimeno notevoli interpretazioni sono state formulate riguardo al personaggio controverso del violinista Efimov, patrigno di Anneta (detta “Netočka”) considerato prototipo dell’artista dalla vita sregolata, tanto protervo quanto ignavo. Questo però è avvenuto a discapito di una maggiore indagine sul carattere della protagonista. D’altra parte, restare nell’ombra sembra coerente con il destino del personaggio: come osserva A. Bezdetnaja, Netočka viene presentata come un’orfana “senza voce”, non perché le sue corde vocali non funzionino a dovere, bensì perché nessuno è interessato ad ascoltare ciò che la fanciulla vorrebbe dire. Muta testimone dell’esistenza altrui, Anneta vive in attesa del momento in cui qualcuno si ricordi di lei e pronunci il suo nome, dando temporaneamente corpo alla sua diafana personalità (Bezdetnaja 2019: 222). Tuttavia, momenti del genere sono estremamente rari (non è un caso che il suo cognome “Nezvanova” significhi letteralmente “colei che nessuno chiama”), pertanto Anneta trascorre la sua infanzia in un quieto silenzio, «come una bambola dimenticata». Soltanto l’incontro con la madre affidataria, Aleksandra Michajlovna, scopritrice dello strardinario talento canoro della protetta, permetterà alla bambina, divenuta giovane donna, di trovare ascolto. Fino ad allora, la vita interiore di Netočka si alimenta principalmente delle silenziose parole dei libri. Un libro è anche custode di un segreto che imprimerà una svolta fatale all’esistenza della ragazza. Nel mio intervento intendo analizzare le scene di lettura descritte nell’opera evidenziando in che modo esse riflettano l’evoluzione psicologica della protagonista
(2024). Parole scritte e parole cantate: Netočka Nezvanova lettrice . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/290685
Parole scritte e parole cantate: Netočka Nezvanova lettrice
Visinoni, Alessandra Elisa
2024-01-01
Abstract
Il romanzo breve Netočka Nezvanova (1849) appartiene alla prima produzione di F.M. Dostoevskij, ed è sempre stato oggetto di tiepido interesse da parte degli studiosi, forse in ragione della sua incompiutezza. Nondimeno notevoli interpretazioni sono state formulate riguardo al personaggio controverso del violinista Efimov, patrigno di Anneta (detta “Netočka”) considerato prototipo dell’artista dalla vita sregolata, tanto protervo quanto ignavo. Questo però è avvenuto a discapito di una maggiore indagine sul carattere della protagonista. D’altra parte, restare nell’ombra sembra coerente con il destino del personaggio: come osserva A. Bezdetnaja, Netočka viene presentata come un’orfana “senza voce”, non perché le sue corde vocali non funzionino a dovere, bensì perché nessuno è interessato ad ascoltare ciò che la fanciulla vorrebbe dire. Muta testimone dell’esistenza altrui, Anneta vive in attesa del momento in cui qualcuno si ricordi di lei e pronunci il suo nome, dando temporaneamente corpo alla sua diafana personalità (Bezdetnaja 2019: 222). Tuttavia, momenti del genere sono estremamente rari (non è un caso che il suo cognome “Nezvanova” significhi letteralmente “colei che nessuno chiama”), pertanto Anneta trascorre la sua infanzia in un quieto silenzio, «come una bambola dimenticata». Soltanto l’incontro con la madre affidataria, Aleksandra Michajlovna, scopritrice dello strardinario talento canoro della protetta, permetterà alla bambina, divenuta giovane donna, di trovare ascolto. Fino ad allora, la vita interiore di Netočka si alimenta principalmente delle silenziose parole dei libri. Un libro è anche custode di un segreto che imprimerà una svolta fatale all’esistenza della ragazza. Nel mio intervento intendo analizzare le scene di lettura descritte nell’opera evidenziando in che modo esse riflettano l’evoluzione psicologica della protagonistaPubblicazioni consigliate
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