Firenze è costantemente presente nell’opera di Dante sia in funzione di sfondo degli eventi narrati, come nella Vita nova, sia nel riemergere della memoria di personaggi fiorentini e delle loro gesta, che attraversa la Commedia e, in modo particolare, l’Inferno. In questo duplice status di luogo storico e letterario, nel quale si dispiega l’immagine della Firenze di Dante, risiede da sempre l’interesse della critica, ora protesa a indagare le tracce della storia cittadina disseminate nell’opera del poeta, ora intenta a scandagliare il riuso della memoria di Firenze nella prospettiva dell’esule che attraversa con perentori giudizi tanto il Convivio quanto il «sacrato poema». Nel solco di un dibattito critico vastissimo, il presente contributo ambisce ad analizzare la presenza della città nell’opera di Dante da una specola eminentemente letteraria, cercando di mettere in luce l’evoluzione della funzione semantica di Firenze come memoria di un luogo storico, dagli scritti giovanili a quelli della maturità, e di censire le strategie retoriche che presiedono ora all’immersione ora all’emersione dello spazio urbano e dei personaggi fiorentini a esso correlati lungo l’ideale cammino autobiografico in cui si dispiega il dittico Vita nova-Commedia.
(2024). Per una topografia poetica dantesca. Firenze come funzione retorica tra la «Vita nova» e la «Commedia» . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/297665
Per una topografia poetica dantesca. Firenze come funzione retorica tra la «Vita nova» e la «Commedia»
Lombardo, Luca
2024-01-01
Abstract
Firenze è costantemente presente nell’opera di Dante sia in funzione di sfondo degli eventi narrati, come nella Vita nova, sia nel riemergere della memoria di personaggi fiorentini e delle loro gesta, che attraversa la Commedia e, in modo particolare, l’Inferno. In questo duplice status di luogo storico e letterario, nel quale si dispiega l’immagine della Firenze di Dante, risiede da sempre l’interesse della critica, ora protesa a indagare le tracce della storia cittadina disseminate nell’opera del poeta, ora intenta a scandagliare il riuso della memoria di Firenze nella prospettiva dell’esule che attraversa con perentori giudizi tanto il Convivio quanto il «sacrato poema». Nel solco di un dibattito critico vastissimo, il presente contributo ambisce ad analizzare la presenza della città nell’opera di Dante da una specola eminentemente letteraria, cercando di mettere in luce l’evoluzione della funzione semantica di Firenze come memoria di un luogo storico, dagli scritti giovanili a quelli della maturità, e di censire le strategie retoriche che presiedono ora all’immersione ora all’emersione dello spazio urbano e dei personaggi fiorentini a esso correlati lungo l’ideale cammino autobiografico in cui si dispiega il dittico Vita nova-Commedia.File | Dimensione del file | Formato | |
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