A partire dal XVII secolo, l’atto della canonizzazione di un santo da parte del pontefice, nella basilica di San Pietro, genera una serie di festeggiamenti: si tratta di ottavari solenni, feste urbane complesse e dense di segni, articolate in elementi costanti e caratterizzanti (il trasporto processionale dello stendardo del santo, gli apparati effimeri allestiti nella chiesa in cui l’ottavario si svolge, spettacolari azioni collettive nelle strade cittadine, la celebrazione quotidiana di messe e vespri solenni, con musica e canto dunque, il panegirico giornaliero). Ciascun ottavario risponde all’esigenza di promozione del nuovo culto mettendo in opera un dispositivo d’attrazione e partecipazione che può raggiungere esiti di grande potenza persuasiva e di alta qualità inventiva e formale. Le informazioni più complete di questo genere di iniziative sono raccolte nelle relazioni a stampa redatte dopo ciascun evento. La santificazione dell’agostiniano spagnolo Tomás de Villanueva (1658) fu specialmente significativa per essere stata, dopo tre decenni di sospensione dedicati al perfezionamento giuridico-teologico delle procedure di riconoscimento della santità, quella con cui il papato riprese le canonizzazioni. Attraverso l’analisi approfondita delle iniziative a essa legate, dalla concezione e preparazione all’evento e fino alla sua trascrizione retorico-letteraria, il saggio intende contribuire alla interpretazione di questa tipologia di feste, delle quali sottolinea alcune specificità: l’appartenenza all’età moderna, per il loro fondarsi sulla riforma dell’istituto della santità canonizzata (svoltasi a partire dalla fine del ’500), nonché, rispetto ad altre feste coeve, la loro peculiare condizione di rete planetaria di feste, in quanto manifestazioni direttamente dipendenti dal rito vaticano e disseminate in tutto il mondo cristiano allo scopo di inaugurare, di città in città, il culto universale del nuovo santo. La complessiva offerta festiva forma infatti la prima proposta d’incontro, unitaria e organizzata, fra la collettività indistinta e il nuovo santo. Le fonti principali del lavoro sono le relazioni a stampa: concepite per circolare e durare, esse vanno intese come un segmento strutturato della festa stessa, della quale condividono modi e scopi. Gli autori ambiscono a conferire al testo qualità compositive tali che esso arrivi ad assolvere il medesimo compito svolto dalla festa, agire cioè sui sensi e sulla fantasia, stimolare la curiosità, meravigliare, commuovere, dilettare, istruire, imprimere l’esperienza nella memoria: per altra via rispetto a quella di chi interviene alla festa, la relazione intende condurre i lettori a una partecipazione immaginativa che ha la propria attualità nella mente del lettore. Si mette in opera perciò un procedimento ecfrastico, secondo la rielaborazione verbale di ciò che, assente alla percezione fisica del lettore, s’intende porgere efficacemente per iscritto; ne discende, con la preoccupazione informativa, quella emulazione tra scrittura letteraria e iniziative descritte che è propria di queste relazioni di festa. Insieme con la ricostruzione, in questa chiave, di sette ottavari europei indetti per Tomás de Villanueva, il saggio propone alcune correzioni riguardo alla consolidata lettura storico-critica dell’allestimento della basilica di San Pietro per la sua canonizzazione: in particolare individua l’autore dell’apparato in altro artista che G.L. Bernini, a cui abitualmente questo ruolo è attribuito, e precisamente in Giovanni Maria da Bitonto, agostiniano, matematico, collaboratore prospettivista di F. Borromini e grande inventore di effimeri della Roma del tempo. Più generalmente, l’indagine comparativa sugli apparati per Tomás de Villanueva contenuta nel saggio fa emergere l’importanza del contributo degli agostiniani alla cultura della festa secentesca, a Roma e altrove.
«Comparendo infine la Festa». La canonizzazione di Tomás de Villanueva: apparati da Roma a Bordeaux (1658-1659)
MAJORANA, Bernadette
2013-01-01
Abstract
A partire dal XVII secolo, l’atto della canonizzazione di un santo da parte del pontefice, nella basilica di San Pietro, genera una serie di festeggiamenti: si tratta di ottavari solenni, feste urbane complesse e dense di segni, articolate in elementi costanti e caratterizzanti (il trasporto processionale dello stendardo del santo, gli apparati effimeri allestiti nella chiesa in cui l’ottavario si svolge, spettacolari azioni collettive nelle strade cittadine, la celebrazione quotidiana di messe e vespri solenni, con musica e canto dunque, il panegirico giornaliero). Ciascun ottavario risponde all’esigenza di promozione del nuovo culto mettendo in opera un dispositivo d’attrazione e partecipazione che può raggiungere esiti di grande potenza persuasiva e di alta qualità inventiva e formale. Le informazioni più complete di questo genere di iniziative sono raccolte nelle relazioni a stampa redatte dopo ciascun evento. La santificazione dell’agostiniano spagnolo Tomás de Villanueva (1658) fu specialmente significativa per essere stata, dopo tre decenni di sospensione dedicati al perfezionamento giuridico-teologico delle procedure di riconoscimento della santità, quella con cui il papato riprese le canonizzazioni. Attraverso l’analisi approfondita delle iniziative a essa legate, dalla concezione e preparazione all’evento e fino alla sua trascrizione retorico-letteraria, il saggio intende contribuire alla interpretazione di questa tipologia di feste, delle quali sottolinea alcune specificità: l’appartenenza all’età moderna, per il loro fondarsi sulla riforma dell’istituto della santità canonizzata (svoltasi a partire dalla fine del ’500), nonché, rispetto ad altre feste coeve, la loro peculiare condizione di rete planetaria di feste, in quanto manifestazioni direttamente dipendenti dal rito vaticano e disseminate in tutto il mondo cristiano allo scopo di inaugurare, di città in città, il culto universale del nuovo santo. La complessiva offerta festiva forma infatti la prima proposta d’incontro, unitaria e organizzata, fra la collettività indistinta e il nuovo santo. Le fonti principali del lavoro sono le relazioni a stampa: concepite per circolare e durare, esse vanno intese come un segmento strutturato della festa stessa, della quale condividono modi e scopi. Gli autori ambiscono a conferire al testo qualità compositive tali che esso arrivi ad assolvere il medesimo compito svolto dalla festa, agire cioè sui sensi e sulla fantasia, stimolare la curiosità, meravigliare, commuovere, dilettare, istruire, imprimere l’esperienza nella memoria: per altra via rispetto a quella di chi interviene alla festa, la relazione intende condurre i lettori a una partecipazione immaginativa che ha la propria attualità nella mente del lettore. Si mette in opera perciò un procedimento ecfrastico, secondo la rielaborazione verbale di ciò che, assente alla percezione fisica del lettore, s’intende porgere efficacemente per iscritto; ne discende, con la preoccupazione informativa, quella emulazione tra scrittura letteraria e iniziative descritte che è propria di queste relazioni di festa. Insieme con la ricostruzione, in questa chiave, di sette ottavari europei indetti per Tomás de Villanueva, il saggio propone alcune correzioni riguardo alla consolidata lettura storico-critica dell’allestimento della basilica di San Pietro per la sua canonizzazione: in particolare individua l’autore dell’apparato in altro artista che G.L. Bernini, a cui abitualmente questo ruolo è attribuito, e precisamente in Giovanni Maria da Bitonto, agostiniano, matematico, collaboratore prospettivista di F. Borromini e grande inventore di effimeri della Roma del tempo. Più generalmente, l’indagine comparativa sugli apparati per Tomás de Villanueva contenuta nel saggio fa emergere l’importanza del contributo degli agostiniani alla cultura della festa secentesca, a Roma e altrove.File | Dimensione del file | Formato | |
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