Il ricorso alle discipline della mente in ambito giudiziario presuppone particolare cautela e competenza da parte dell’operatore professionale chiamato a esprimere il proprio parere tecnico. Infatti, oltre alle problematiche di natura squisitamente medico-legale relative a un corretto inquadramento nosografico della patologia di mente, anche in relazione allo stato anteriore del malato, nonché alla valutazione del nesso di causalità tra la presunta causa e il lamentato effetto e allo smascheramento di atteggiamenti simulatori (e, più raramente, di pretestazione), non sfugge che, seppure le discipline psicologiche e il diritto si occupano spesso dello stesso oggetto di studio — il comportamento umano — le loro prospettive di indagine hanno ottiche non coincidenti. Mentre in diritto il comportamento umano è esaminato con una concezione che privilegia il rapporto normativo-collettivo, nelle discipline psicologiche l’attenzione è focalizzata sugli aspetti funzionali-soggettivi, con non poche difficoltà di relazionalità laddove l’incontro professionale avviene per finalità di natura forense. Alla richiesta di certezze da parte di chi è chiamato ad amministrare la giustizia per la formulazione di sentenze eque si contrappone una disciplina, la psicologia, che storicamente si confronta con conoscenze e interpretazioni costantemente in evoluzione, in cui il dato scientifico è sottoposto a rivisitazioni e approfondimenti ravvicinati temporalmente anche per effetto di variabili sociali e ambientali che hanno dinamiche di cambiamento molto accelerate.
La diagnosi delle patologie legate allo stress in ambito medico-legale
COMPARE, Angelo;
2012-01-01
Abstract
Il ricorso alle discipline della mente in ambito giudiziario presuppone particolare cautela e competenza da parte dell’operatore professionale chiamato a esprimere il proprio parere tecnico. Infatti, oltre alle problematiche di natura squisitamente medico-legale relative a un corretto inquadramento nosografico della patologia di mente, anche in relazione allo stato anteriore del malato, nonché alla valutazione del nesso di causalità tra la presunta causa e il lamentato effetto e allo smascheramento di atteggiamenti simulatori (e, più raramente, di pretestazione), non sfugge che, seppure le discipline psicologiche e il diritto si occupano spesso dello stesso oggetto di studio — il comportamento umano — le loro prospettive di indagine hanno ottiche non coincidenti. Mentre in diritto il comportamento umano è esaminato con una concezione che privilegia il rapporto normativo-collettivo, nelle discipline psicologiche l’attenzione è focalizzata sugli aspetti funzionali-soggettivi, con non poche difficoltà di relazionalità laddove l’incontro professionale avviene per finalità di natura forense. Alla richiesta di certezze da parte di chi è chiamato ad amministrare la giustizia per la formulazione di sentenze eque si contrappone una disciplina, la psicologia, che storicamente si confronta con conoscenze e interpretazioni costantemente in evoluzione, in cui il dato scientifico è sottoposto a rivisitazioni e approfondimenti ravvicinati temporalmente anche per effetto di variabili sociali e ambientali che hanno dinamiche di cambiamento molto accelerate.Pubblicazioni consigliate
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