Lo scritto si occupa dell’attuazione della Convenzione di Aarhus in Italia, focalizzando l’attenzione sul I e sul II pilastro, ossia sull’accesso alle informazioni ambientali e sulla partecipazione ai processi decisionali che riguardano l’ambiente. Dopo una breve introduzione sul quadro assiologico e concettuale in cui si collocano i pilastri della democrazia ambientale consacrati dalla Convenzione, viene preliminarmente dedicato un paragrafo alle modalità di attuazione della stessa: recepimento in conseguenza dell’adattamento dell’ordinamento interno al diritto internazionale a seguito di ratifica; attuazione nell’ordinamento europeo attraverso Direttive, che, a loro volta, vengono recepite a livello nazionale dai vari Stati Membri; strumenti di controllo sullo stato di osservanza della Convenzione di tipo interno, in quanto previsti dalla Convenzione medesima (si pensi alla creazione del Comitato di Controllo o Compliance Committee). L’analisi dell’accesso alle informazioni ambientali prende in considerazione sia l’accesso alle informazioni come conseguenza di una richiesta avanzata da un soggetto – il c.d. diritto di accesso alle informazioni ambientali –, sia la diffusione delle informazioni relative all’ambiente da parte delle amministrazioni medesime. L’accesso alle informazioni viene inoltre inteso nella sua configurazione di “visione” funzionale alla “voce”, ossia alla partecipazione procedimentale, riprendendo le riflessioni di Occhiena, che, rifacendosi agli studi di D’Alberti, distingue anche in campo ambientale tra “partecipazione-visione” e “partecipazione-voce”. Per quanto concerne quest’ultima, vengono in particolare esaminati gli istituti partecipativi contemplati dalla disciplina della valutazione di impatto ambientale – “ordinaria” e “speciale” per le grandi opere e della valutazione ambientale strategica. Dallo studio emerge come in Italia la concretizzazione dei principi della Convenzione di Aarhus sia stata maggiore sul piano della “visione” che su quello della “voce”: si evidenziano infatti ancora numerosi gap partecipativi. Si rileva infine che il livello di attuazione della Convenzione è superiore nel caso di recepimento dei relativi pilastri da parte della normativa europea, in quanto quest’ultima, impattando sull’ordinamento degli Stati Membri, ne limita l’autonomia nella definizione dei procedimenti ambientali.
The Implementation of the Aarhus Convention in Italy: a Strong "Vision" and a Weak "Voice"
MOLASCHI, Viviana
2015-01-01
Abstract
Lo scritto si occupa dell’attuazione della Convenzione di Aarhus in Italia, focalizzando l’attenzione sul I e sul II pilastro, ossia sull’accesso alle informazioni ambientali e sulla partecipazione ai processi decisionali che riguardano l’ambiente. Dopo una breve introduzione sul quadro assiologico e concettuale in cui si collocano i pilastri della democrazia ambientale consacrati dalla Convenzione, viene preliminarmente dedicato un paragrafo alle modalità di attuazione della stessa: recepimento in conseguenza dell’adattamento dell’ordinamento interno al diritto internazionale a seguito di ratifica; attuazione nell’ordinamento europeo attraverso Direttive, che, a loro volta, vengono recepite a livello nazionale dai vari Stati Membri; strumenti di controllo sullo stato di osservanza della Convenzione di tipo interno, in quanto previsti dalla Convenzione medesima (si pensi alla creazione del Comitato di Controllo o Compliance Committee). L’analisi dell’accesso alle informazioni ambientali prende in considerazione sia l’accesso alle informazioni come conseguenza di una richiesta avanzata da un soggetto – il c.d. diritto di accesso alle informazioni ambientali –, sia la diffusione delle informazioni relative all’ambiente da parte delle amministrazioni medesime. L’accesso alle informazioni viene inoltre inteso nella sua configurazione di “visione” funzionale alla “voce”, ossia alla partecipazione procedimentale, riprendendo le riflessioni di Occhiena, che, rifacendosi agli studi di D’Alberti, distingue anche in campo ambientale tra “partecipazione-visione” e “partecipazione-voce”. Per quanto concerne quest’ultima, vengono in particolare esaminati gli istituti partecipativi contemplati dalla disciplina della valutazione di impatto ambientale – “ordinaria” e “speciale” per le grandi opere e della valutazione ambientale strategica. Dallo studio emerge come in Italia la concretizzazione dei principi della Convenzione di Aarhus sia stata maggiore sul piano della “visione” che su quello della “voce”: si evidenziano infatti ancora numerosi gap partecipativi. Si rileva infine che il livello di attuazione della Convenzione è superiore nel caso di recepimento dei relativi pilastri da parte della normativa europea, in quanto quest’ultima, impattando sull’ordinamento degli Stati Membri, ne limita l’autonomia nella definizione dei procedimenti ambientali.File | Dimensione del file | Formato | |
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