L’importante fenomeno delle missioni interne, caratteristico dell’età moderna, è qui osservato attraverso l’attività dei gesuiti appartenenti alla Provincia Romana e attivi tra le popolazioni più povere e ignoranti delle aree rurali della penisola. Una approfondita ricerca condotta sulle fonti d’archivio, in particolare lettere e relazioni dei gesuiti in missione, ha permesso di distinguere, tra il 1540 e il 1750, tre fasi di sviluppo, nel corso delle quali la pratica dei missionari si definisce e si organizza fino a costituirsi in vero e proprio metodo, fondato sulla prassi e su continui aggiustamenti compiuti direttamente sul campo. Certi che la sola parola non possa bastare a determinare l’adesione dei partecipanti alla proposta missionaria e a condurli ad apprendere e mantenere nella vita quotidiana le auspicate condotte cristiane, i gesuiti missionari privilegiano interventi spettacolari sensu stricto, ispirati ad alcune pratiche urbane della Compagnia di Gesù e ritenute più adatte alle facoltà di comprensione delle popolazioi rurali di quanto non potessero essere le forme prevalenti dell’oratoria letteraria e fiorita. Una serie di elementi fissi di ciascuna missione si configurano, nel corso del tempo, sulla base della intenzionale teatralizzazione delle azioni pubbliche dei missionari e della ben concertata teatralizzazione dei comportamenti collettivi dei fedeli, nonché sulla drammatizzazione delle forme della predicazione, sempre strutturata sulla oralità e l’improvvisazione. Ne deriva uno stile pastorale incentrato sulla compunzione e la penitenza condivise da missionari e fedeli.
(2002). Une pastorale spectaculaire. Missions et missionnaires jésuites en Italie (XVIe-XVIIIe siècle) [journal article - articolo]. In ANNALES. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/50671
Une pastorale spectaculaire. Missions et missionnaires jésuites en Italie (XVIe-XVIIIe siècle)
MAJORANA, Bernadette
2002-01-01
Abstract
L’importante fenomeno delle missioni interne, caratteristico dell’età moderna, è qui osservato attraverso l’attività dei gesuiti appartenenti alla Provincia Romana e attivi tra le popolazioni più povere e ignoranti delle aree rurali della penisola. Una approfondita ricerca condotta sulle fonti d’archivio, in particolare lettere e relazioni dei gesuiti in missione, ha permesso di distinguere, tra il 1540 e il 1750, tre fasi di sviluppo, nel corso delle quali la pratica dei missionari si definisce e si organizza fino a costituirsi in vero e proprio metodo, fondato sulla prassi e su continui aggiustamenti compiuti direttamente sul campo. Certi che la sola parola non possa bastare a determinare l’adesione dei partecipanti alla proposta missionaria e a condurli ad apprendere e mantenere nella vita quotidiana le auspicate condotte cristiane, i gesuiti missionari privilegiano interventi spettacolari sensu stricto, ispirati ad alcune pratiche urbane della Compagnia di Gesù e ritenute più adatte alle facoltà di comprensione delle popolazioi rurali di quanto non potessero essere le forme prevalenti dell’oratoria letteraria e fiorita. Una serie di elementi fissi di ciascuna missione si configurano, nel corso del tempo, sulla base della intenzionale teatralizzazione delle azioni pubbliche dei missionari e della ben concertata teatralizzazione dei comportamenti collettivi dei fedeli, nonché sulla drammatizzazione delle forme della predicazione, sempre strutturata sulla oralità e l’improvvisazione. Ne deriva uno stile pastorale incentrato sulla compunzione e la penitenza condivise da missionari e fedeli.File | Dimensione del file | Formato | |
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