Quale ruolo e quali strumenti possiede la pianificazione territoriale nel governo delle significative dinamiche che in questi anni attraversano i territori rurali, specie neii contesti prossimi alle aree urbane? La domanda sconta, con particolare riferimento al nostro paese, un doveroso bagno di umiltà degli urbanisti-pianificatori (e a seguire di molti altri addetti ai lavori): la pianificazione per diversi decenni, tutta orientata a normare, con esiti variegati, le dinamiche di urbanizzazione, ha significativamente eluso o non compreso l’agricoltura, e il ruolo fondativo che il settore definito primario (appunto) ha svolto e svolge nell’organizzazione territoriale. Regole e piani negli anni dell’impetuoso sviluppo economico e territoriale si sono concentrati sul costruire, sul costruito e sul costruibile, dedicando alle “aree libere” vaghe assegnazioni di valore e blande indicazioni. Territorio ri-proposto quale spazio-piattaforma per flussi e dinamiche economiche dell’urbanesimo industrialista e post-fordista.Proprio una nuova sintesi complessa del rapporto tra campagna e città rappresenta lo scenario di lavoro che ha visto protagonisti nella pianificazione del nostro paese una scuola “territorialista”3, che ha posto al centro di un nuovo modello di pianificazione e di go- vernance territoriale il “Parco agricolo”. Il parco agricolo si propone quale strumento capace di ricollocare adeguatamente (e ridenominare) gli “spazi aperti” nel quadro della pianificazione; una prospettiva che pone al centro la coltura del territorio per riappropriarsi di una cultura, e coscienza, di territorio (Fanfani 2009, Magnaghi 2010). Le esperienze dei parchi agricoli stanno avendo larga diffusione in Europa quale forma di governance capace di ri-proporre un disegno all’indefinito territorio periurbano, riattribuendogli forza e valore proprio a partire dalla matrice agricola che permane e innerva il corpo territoriale; un laboratorio di cooperazione tra istituzione, realtà economiche, associative, a produrre uno scenario comune desiderabile entro il quale orientare una progettualità, nei luoghi per i luoghi, rinnovata.

Paesaggi dell’alimentazione e pianificazione: tensioni e opportunità

ADOBATI, Fulvio
2015-01-01

Abstract

Quale ruolo e quali strumenti possiede la pianificazione territoriale nel governo delle significative dinamiche che in questi anni attraversano i territori rurali, specie neii contesti prossimi alle aree urbane? La domanda sconta, con particolare riferimento al nostro paese, un doveroso bagno di umiltà degli urbanisti-pianificatori (e a seguire di molti altri addetti ai lavori): la pianificazione per diversi decenni, tutta orientata a normare, con esiti variegati, le dinamiche di urbanizzazione, ha significativamente eluso o non compreso l’agricoltura, e il ruolo fondativo che il settore definito primario (appunto) ha svolto e svolge nell’organizzazione territoriale. Regole e piani negli anni dell’impetuoso sviluppo economico e territoriale si sono concentrati sul costruire, sul costruito e sul costruibile, dedicando alle “aree libere” vaghe assegnazioni di valore e blande indicazioni. Territorio ri-proposto quale spazio-piattaforma per flussi e dinamiche economiche dell’urbanesimo industrialista e post-fordista.Proprio una nuova sintesi complessa del rapporto tra campagna e città rappresenta lo scenario di lavoro che ha visto protagonisti nella pianificazione del nostro paese una scuola “territorialista”3, che ha posto al centro di un nuovo modello di pianificazione e di go- vernance territoriale il “Parco agricolo”. Il parco agricolo si propone quale strumento capace di ricollocare adeguatamente (e ridenominare) gli “spazi aperti” nel quadro della pianificazione; una prospettiva che pone al centro la coltura del territorio per riappropriarsi di una cultura, e coscienza, di territorio (Fanfani 2009, Magnaghi 2010). Le esperienze dei parchi agricoli stanno avendo larga diffusione in Europa quale forma di governance capace di ri-proporre un disegno all’indefinito territorio periurbano, riattribuendogli forza e valore proprio a partire dalla matrice agricola che permane e innerva il corpo territoriale; un laboratorio di cooperazione tra istituzione, realtà economiche, associative, a produrre uno scenario comune desiderabile entro il quale orientare una progettualità, nei luoghi per i luoghi, rinnovata.
essay - saggio
2015
Adobati, Fulvio
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