Il dibattito italiano intorno alla recente attuazione delle città metropolitane ha riproposto il tema del governo a scala territoriale delle principali aree urbane/metropolitane del paese. Emergono però almeno tre questioni meritevoli di approfondimento: (i) le città metropolitane presentano tra di loro marcate differenze che pongono una questione di pertinenza/efficacia nell’utilizzo di un’unica strumentazione di governo; (ii) le aree provinciali inserite nelle città metropolitane presentano al contorno situazioni di forte contiguità territoriale e relazionale che sollecitano attenzione di governo congiunto a quello metropolitano; (iii) la selezione operata dalla L. 56/2014 lascia “scoperte” aree urbane dense e complesse che pongono una domanda di governo urbano. Il riassetto normativo in fase di attuazione apre spazio di riflessione, e di necessaria sperimentazione, a forme rinnovate di governo della (notoriamente tanto evocata quanto irrisolta) scala territoriale in Italia: (i) per le città metropolitane il processo di costruzione del piano territoriale metropolitano; (ii) per le Province quale ente di secondo livello un compito di raccordo e coordinamento della pianificazione locale guidato dai (principali, a partire dal capoluogo) comuni; (iii) una necessaria ridefinizione, in ordine alle scelte di governo territoriale, degli enti sovralocali: accanto alla geografia stabile di istituzioni di tutela delle aree protette (Parchi) o più in generale di tutela e valorizzazione dell’ambiente (Province), al coordinamento dei contesti montani (Comunità Montane)... emerge la necessità di riconoscere e mettere a progetto le aree “intermedie” caratterizzate da elevata densità urbana e relazionale. La ricerca affronta alcune situazioni significative di complessità urbana irrisolta, con riferimento sia al contorno delle città metropolitane istituite (le direttrici di Varese Monza per Milano, l’area pratese-pistoiese per Firenze, la linea di costa per Bari, gli ambiti verso Caserta e Salerno per Napoli...), sia aree urbane/metropolitane strutturatesi intorno ad altri capoluoghi (Bergamo, Brescia, Salerno, ...). Si tratta di aree economicamente forti che rappresentano parti importanti della forza economica delle regioni urbane di riferimento, che registrano crescita demografica ed economica, e alimentano una domanda di governo di scala metropolitana. La riflessione intende indagare lo spazio di azione potenziale per la pianificazione/programmazione territoriale per gli ambiti urbani densi e complessi “scoperti” sopra delineati, a partire dalle esperienze praticate (nelle diverse declinazioni) in diverse regioni italiane, della pianificazione d’area di livello regionale.

(2015). Dentro e fuori le Città metropolitane: un’analisi della domanda di governo urbano [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/57884

Dentro e fuori le Città metropolitane: un’analisi della domanda di governo urbano

ADOBATI, Fulvio;
2015-01-01

Abstract

Il dibattito italiano intorno alla recente attuazione delle città metropolitane ha riproposto il tema del governo a scala territoriale delle principali aree urbane/metropolitane del paese. Emergono però almeno tre questioni meritevoli di approfondimento: (i) le città metropolitane presentano tra di loro marcate differenze che pongono una questione di pertinenza/efficacia nell’utilizzo di un’unica strumentazione di governo; (ii) le aree provinciali inserite nelle città metropolitane presentano al contorno situazioni di forte contiguità territoriale e relazionale che sollecitano attenzione di governo congiunto a quello metropolitano; (iii) la selezione operata dalla L. 56/2014 lascia “scoperte” aree urbane dense e complesse che pongono una domanda di governo urbano. Il riassetto normativo in fase di attuazione apre spazio di riflessione, e di necessaria sperimentazione, a forme rinnovate di governo della (notoriamente tanto evocata quanto irrisolta) scala territoriale in Italia: (i) per le città metropolitane il processo di costruzione del piano territoriale metropolitano; (ii) per le Province quale ente di secondo livello un compito di raccordo e coordinamento della pianificazione locale guidato dai (principali, a partire dal capoluogo) comuni; (iii) una necessaria ridefinizione, in ordine alle scelte di governo territoriale, degli enti sovralocali: accanto alla geografia stabile di istituzioni di tutela delle aree protette (Parchi) o più in generale di tutela e valorizzazione dell’ambiente (Province), al coordinamento dei contesti montani (Comunità Montane)... emerge la necessità di riconoscere e mettere a progetto le aree “intermedie” caratterizzate da elevata densità urbana e relazionale. La ricerca affronta alcune situazioni significative di complessità urbana irrisolta, con riferimento sia al contorno delle città metropolitane istituite (le direttrici di Varese Monza per Milano, l’area pratese-pistoiese per Firenze, la linea di costa per Bari, gli ambiti verso Caserta e Salerno per Napoli...), sia aree urbane/metropolitane strutturatesi intorno ad altri capoluoghi (Bergamo, Brescia, Salerno, ...). Si tratta di aree economicamente forti che rappresentano parti importanti della forza economica delle regioni urbane di riferimento, che registrano crescita demografica ed economica, e alimentano una domanda di governo di scala metropolitana. La riflessione intende indagare lo spazio di azione potenziale per la pianificazione/programmazione territoriale per gli ambiti urbani densi e complessi “scoperti” sopra delineati, a partire dalle esperienze praticate (nelle diverse declinazioni) in diverse regioni italiane, della pianificazione d’area di livello regionale.
2015
Adobati, Fulvio; Ferri, Vittorio; Pavesi, Filippo Carlo
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