Incentrato sul melodramma tragico di Davide Rabbeno, "Beatrice Cenci" (1862-1863) per le note di Giuseppe Rota, e sull’omonima tragedia lirica di Cesare Maffei (1837), pubblicata postuma nel 1878 e mai musicata, il saggio considera la fortuna operistica del personaggio sulla base di contributi storiografici, ma anche attraverso la lettura del fortunato romanzo di Francesco Domenico Guerrazzi (1854) e dei sui suoi precedenti letterari italiani ed europei (Shelley, Stendhal, Dumas padre, Custine, Nicolini). Il soggetto, con i suoi dettagli raccapriccianti e macabri, costringe i poeti per musica a fare i conti con questioni di grande rilievo culturale, tra la sopravvivenza di un ideale estetico ancora legato ai principi neoclassici e l’insorgenza di una poetica del “brutto” che male s’accorda ai principi di un Risorgimento votato a una missione di educazione degli italiani, al recupero del senso di appartenenza a una storia comune e all’edificazione dei valori fondanti della nazione che verrà. I libretti di Rabbeno e Maffei sono nondimeno emblematici dei due prevalenti e antitetici approcci ideologici alla vicenda di Beatrice: se il primo ne fa un’epopea anticlericale di vistosa marca guerraziana, il secondo fallisce nel tentativo di neutralizzarne i sottesi politici, a riprova dell’impraticabilità di un tema – il conflitto tra società laica e Chiesa – più imbarazzante dei soggetti a curvatura squisitamente ideologica, perché troppo vivo, cocente e insolubile nelle coscienze degli italiani.
Un caso giudiziario di fine Cinquecento: Beatrice Cenci nell'opera romantica
SIRTORI, Marco
2016-01-01
Abstract
Incentrato sul melodramma tragico di Davide Rabbeno, "Beatrice Cenci" (1862-1863) per le note di Giuseppe Rota, e sull’omonima tragedia lirica di Cesare Maffei (1837), pubblicata postuma nel 1878 e mai musicata, il saggio considera la fortuna operistica del personaggio sulla base di contributi storiografici, ma anche attraverso la lettura del fortunato romanzo di Francesco Domenico Guerrazzi (1854) e dei sui suoi precedenti letterari italiani ed europei (Shelley, Stendhal, Dumas padre, Custine, Nicolini). Il soggetto, con i suoi dettagli raccapriccianti e macabri, costringe i poeti per musica a fare i conti con questioni di grande rilievo culturale, tra la sopravvivenza di un ideale estetico ancora legato ai principi neoclassici e l’insorgenza di una poetica del “brutto” che male s’accorda ai principi di un Risorgimento votato a una missione di educazione degli italiani, al recupero del senso di appartenenza a una storia comune e all’edificazione dei valori fondanti della nazione che verrà. I libretti di Rabbeno e Maffei sono nondimeno emblematici dei due prevalenti e antitetici approcci ideologici alla vicenda di Beatrice: se il primo ne fa un’epopea anticlericale di vistosa marca guerraziana, il secondo fallisce nel tentativo di neutralizzarne i sottesi politici, a riprova dell’impraticabilità di un tema – il conflitto tra società laica e Chiesa – più imbarazzante dei soggetti a curvatura squisitamente ideologica, perché troppo vivo, cocente e insolubile nelle coscienze degli italiani.File | Dimensione del file | Formato | |
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