Il contributo si popone come una prosecuzione nello studio dedicato al foglio manoscritto e a stampa presso i Vecchi credenti, che ricorsero al foglio volante manoscritto per la sua espressività, il primitivismo, la simbologia, il didattismo. Questi fogli non sono icone su carta, rispettose della antica maniera, ma da un lato fanno tesoro dell’arte dei miniaturisti, amanuensi e iconografi (e dell’arte del lubok, già pienamente diffuso in tutta la Russia), dall’altro esprimono – nell’unicità degli esemplari – i concetti e le specificità del rito degli starovery (Vecchi credenti) e utilizzano il linguaggio dei simboli e delle allegorie, conosciuto e compreso in particolare nella prima comunità Vygo-Leksinskij. Hanno quindi una funzione e una fruizione completamente diverse dall’icona. Nel foglio manoscritto, caratteristico solo di queste comunità, si realizza una sintesi tra la tradizione del quadretto popolare e quella dell’arte antico-russa. Alcuni esempi, qui analizzati, permettono di evidenziare un maggior rigore nella produzione delle comunità del nord, più legate alla severità delle prescrizioni della antica fede, in particolare il centro di Vyg, prima comunità dei Vecchi credenti che diviene un riferimento spirituale e culturale. Altro accade nei centri vicino a Mosca, nella zona di Gomel’ (nell’attuale Bielorussia), in Polonia e Siberia, che esprimono una maggior libertà, sia compositiva, sia nella scelta dei soggetti, ponendosi come “provincia” spirituale e culturale, più lontana dal centro di Vyg e dai centri del Nord.

(2016). Rigore / vs / libertà: il foglio volante nella provincia russa tra Settecento e Ottocento [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/70655

Rigore / vs / libertà: il foglio volante nella provincia russa tra Settecento e Ottocento

Pesenti, Maria Chiara
2016-01-01

Abstract

Il contributo si popone come una prosecuzione nello studio dedicato al foglio manoscritto e a stampa presso i Vecchi credenti, che ricorsero al foglio volante manoscritto per la sua espressività, il primitivismo, la simbologia, il didattismo. Questi fogli non sono icone su carta, rispettose della antica maniera, ma da un lato fanno tesoro dell’arte dei miniaturisti, amanuensi e iconografi (e dell’arte del lubok, già pienamente diffuso in tutta la Russia), dall’altro esprimono – nell’unicità degli esemplari – i concetti e le specificità del rito degli starovery (Vecchi credenti) e utilizzano il linguaggio dei simboli e delle allegorie, conosciuto e compreso in particolare nella prima comunità Vygo-Leksinskij. Hanno quindi una funzione e una fruizione completamente diverse dall’icona. Nel foglio manoscritto, caratteristico solo di queste comunità, si realizza una sintesi tra la tradizione del quadretto popolare e quella dell’arte antico-russa. Alcuni esempi, qui analizzati, permettono di evidenziare un maggior rigore nella produzione delle comunità del nord, più legate alla severità delle prescrizioni della antica fede, in particolare il centro di Vyg, prima comunità dei Vecchi credenti che diviene un riferimento spirituale e culturale. Altro accade nei centri vicino a Mosca, nella zona di Gomel’ (nell’attuale Bielorussia), in Polonia e Siberia, che esprimono una maggior libertà, sia compositiva, sia nella scelta dei soggetti, ponendosi come “provincia” spirituale e culturale, più lontana dal centro di Vyg e dai centri del Nord.
2016
Pesenti, Maria Chiara
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