L’oggetto di questo contributo è un’analisi comparata e allo stesso tempo contrastiva delle modalità con cui fotografie di persone, di paesaggi, di strutture architettoniche, di oggetti personali e di lettere e diari compaiono nelle opere di Alain de Botton, di Sebald e di Daniel Mendelsohn. Mentre il primo, però, viene accostato in modo provocatorio a uno scrittore del peso poetico-letterario di Sebald, dal momento che i suoi testi divulgativi non possono, se non in senso molto ampio, essere definiti come “narrativi”, Sebald e Mendelsohn hanno in comune una missione: ridare una voce e un volto a coloro i quali la storia non ha riservato la fortuna di essere ricordati, perché sono stati sommersi dalla catastrofe della Shoah. Mendelsohn è riconoscibile come epigono di Sebald nella misura in cui la sua ricerca delle tracce di famigliari dispersi durante gli anni del Nazifascismo, pur essendo dichiaratamente una forma privata di viaggio nei ricordi, si appella alla memoria collettiva e anche perché si affida a tratti ad un uso del medium fotografico riconducibile allo stile di Sebald. Si indagherà dunque come nel Sachbuch (saggio divulgativo), nella Gedächtnisliteratur (letteratura della memoria) e nella Familiengeschichte (storia famigliare) l’immagine fotografica si riveli essere ora una forma di interferenza di carattere didascalico, ora di emersione mnestica dagli effetti perturbanti o, infine, un documento tratto dall’album di famiglia, fatto rivivere in associazione con immagini più recenti.
Dalla prosa di memoria al testo-saggio illustrato: W.G. Sebald, Daniel Mendelsohn e Alain de Botton
AGAZZI, Elena
2016-01-01
Abstract
L’oggetto di questo contributo è un’analisi comparata e allo stesso tempo contrastiva delle modalità con cui fotografie di persone, di paesaggi, di strutture architettoniche, di oggetti personali e di lettere e diari compaiono nelle opere di Alain de Botton, di Sebald e di Daniel Mendelsohn. Mentre il primo, però, viene accostato in modo provocatorio a uno scrittore del peso poetico-letterario di Sebald, dal momento che i suoi testi divulgativi non possono, se non in senso molto ampio, essere definiti come “narrativi”, Sebald e Mendelsohn hanno in comune una missione: ridare una voce e un volto a coloro i quali la storia non ha riservato la fortuna di essere ricordati, perché sono stati sommersi dalla catastrofe della Shoah. Mendelsohn è riconoscibile come epigono di Sebald nella misura in cui la sua ricerca delle tracce di famigliari dispersi durante gli anni del Nazifascismo, pur essendo dichiaratamente una forma privata di viaggio nei ricordi, si appella alla memoria collettiva e anche perché si affida a tratti ad un uso del medium fotografico riconducibile allo stile di Sebald. Si indagherà dunque come nel Sachbuch (saggio divulgativo), nella Gedächtnisliteratur (letteratura della memoria) e nella Familiengeschichte (storia famigliare) l’immagine fotografica si riveli essere ora una forma di interferenza di carattere didascalico, ora di emersione mnestica dagli effetti perturbanti o, infine, un documento tratto dall’album di famiglia, fatto rivivere in associazione con immagini più recenti.File | Dimensione del file | Formato | |
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