La giurisprudenza costituzionale nell’arco di questi sessant’anni ha giocato un ruolo decisivo nella costruzione dei rapporti uomo-donna nel nostro paese, che corrisponde al carattere fondativo dell’uguaglianza di genere, vera novità originaria della costituzione repubblicana: l’accesso delle donne alla sfera della politica è la premessa che indirizza verso una profonda trasformazione dei rapporti fra i sessi nella società ed apre ad una nuova concezione dell’uguaglianza, capace di riconoscere le differenze tra i sessi in modo non discriminatorio, ma anche senza occultarle in una dimensione di astratta neutralizzazione. La prospettiva di sessant’anni di giurisprudenza può essere osservata per temi, per strumenti, per “pietre miliari”. I temi coincidono con i principali luoghi sociali della costruzione del genere: famiglia, lavoro, rappresentanza politica, ciascuno dei quali è oggetto di una normazione costituzionale specifica (art. 29, 30, 31; 36 e 37; 51 e 117). In ciascuno di questi ambiti avviene l’elaborazione degli strumenti, cioè delle categorie giuridiche che rendono pensabile l’uguaglianza a partire dalla differenza di sesso e, soprattutto, senza negare o rimuovere tale differenza: l’ uguaglianza formale e sostanziale; il rapporto tra il principio fondamentale ex art. 3 e le declinazioni dell’uguaglianza di genere nelle disposizioni specifiche; il riconoscimento delle azioni positive e l’elaborazione dell’uguaglianza di opportunità distinta dall’uguaglianza di risultati; la possibilità di integrare in nome dell’uguaglianza le lacune di una disciplina legislativa senza invadere la discrezionalità del legislatore. Delle pronunce (le “pietre miliari”) che più hanno influenzato una trasformazione sociale, ma anche di quelle che ad essa hanno opposto resistenza, si propone un’analisi che coniughi l’attenzione all’evoluzione giuridica con altrettanta attenzione ai contenuti espliciti ed impliciti rilevanti ai fini della costruzione del genere. La chiave di lettura di questa ricca giurisprudenza, nella consapevolezza della difficoltà di restituirne una mappatura esauriente, consiste nella tensione tra uguaglianza e differenza che costantemente accompagna le elaborazioni della giurisprudenza costituzionale sui rapporti uomo-donna e sulle reciproche posizioni nella differenti sfere della vita sociale
(2017). Tra uguaglianza e differenza: il ruolo della Corte costituzionale nella costruzione del genere . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/85881
Tra uguaglianza e differenza: il ruolo della Corte costituzionale nella costruzione del genere
PEZZINI, Barbara
2017-01-01
Abstract
La giurisprudenza costituzionale nell’arco di questi sessant’anni ha giocato un ruolo decisivo nella costruzione dei rapporti uomo-donna nel nostro paese, che corrisponde al carattere fondativo dell’uguaglianza di genere, vera novità originaria della costituzione repubblicana: l’accesso delle donne alla sfera della politica è la premessa che indirizza verso una profonda trasformazione dei rapporti fra i sessi nella società ed apre ad una nuova concezione dell’uguaglianza, capace di riconoscere le differenze tra i sessi in modo non discriminatorio, ma anche senza occultarle in una dimensione di astratta neutralizzazione. La prospettiva di sessant’anni di giurisprudenza può essere osservata per temi, per strumenti, per “pietre miliari”. I temi coincidono con i principali luoghi sociali della costruzione del genere: famiglia, lavoro, rappresentanza politica, ciascuno dei quali è oggetto di una normazione costituzionale specifica (art. 29, 30, 31; 36 e 37; 51 e 117). In ciascuno di questi ambiti avviene l’elaborazione degli strumenti, cioè delle categorie giuridiche che rendono pensabile l’uguaglianza a partire dalla differenza di sesso e, soprattutto, senza negare o rimuovere tale differenza: l’ uguaglianza formale e sostanziale; il rapporto tra il principio fondamentale ex art. 3 e le declinazioni dell’uguaglianza di genere nelle disposizioni specifiche; il riconoscimento delle azioni positive e l’elaborazione dell’uguaglianza di opportunità distinta dall’uguaglianza di risultati; la possibilità di integrare in nome dell’uguaglianza le lacune di una disciplina legislativa senza invadere la discrezionalità del legislatore. Delle pronunce (le “pietre miliari”) che più hanno influenzato una trasformazione sociale, ma anche di quelle che ad essa hanno opposto resistenza, si propone un’analisi che coniughi l’attenzione all’evoluzione giuridica con altrettanta attenzione ai contenuti espliciti ed impliciti rilevanti ai fini della costruzione del genere. La chiave di lettura di questa ricca giurisprudenza, nella consapevolezza della difficoltà di restituirne una mappatura esauriente, consiste nella tensione tra uguaglianza e differenza che costantemente accompagna le elaborazioni della giurisprudenza costituzionale sui rapporti uomo-donna e sulle reciproche posizioni nella differenti sfere della vita socialeFile | Dimensione del file | Formato | |
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