Il primo computer che ho usato era grande come una casa, gli da-vo ordini scrivendoli su schede perforate e andavo a prendere i risul-tati nello scaffale dove i tecnici distribuivano i tabulati. Tutto il mio mondo si esauriva nel percorso tra il perforatore e la stampante. All’epoca i calcolatori elettronici non entravano nelle scuole. Il calcolatore con cui sto scrivendo mi sta comodamente in grem-bo, sul suo schermo posso vedere immediatamente quello che scrivo nella forma che avrà quando manderò il pezzo in stampa, ma vedo anche fotografie, disegni e filmati, e posso scambiare messaggi (di te-sto, audio e video) con amici e colleghi in maniera (quasi) istantanea. In tutto il mondo. E nella mia vecchia scuola elementare al posto della lavagna han-no appeso al muro un computer. Questo libro si interessa di dispositivi digitali usati (o usabili) nelle scuole e la riflessione si articola secondo le tre dimensioni dei due esempi che ho appena abbozzato: l’idea è che il computer è entrato nella scuola quando ha cominciato ad avere dimensioni tali da passare dalla porta, quando la sua interfaccia ha cominciato a essere amiche-vole e adeguata a non specialisti, e quando ha cominciato a scambiare informazioni con altri calcolatori in giro per il mondo. Si parlerà di sistemi e metodi per l’applicazione dell’informatica nella didattica, ma il discorso non sarà guidato da una tassonomia di dispositivi. I tre poli di aggregazione del ragionamento saranno le pa-role chiave miniaturizzazione, multimedialità e reticolarità, che eti-chettano le tre dimensioni di cui sopra. A partire da quelle parole chiave si individueranno di volta in volta i dispositivi, i sistemi, i me-todi e le procedure che possono avere un interesse in relazione ai pro-cessi di insegnamento e apprendimento. O per i quali, soprattutto nel-la sezione sulle reti, la scuola ha un ruolo da giocare nell’educazione al loro uso consapevole dentro e soprattutto fuori dalle mura scolasti-che. A coronamento del discorso, si aggiungerà una quarta parola chiave, che corrisponde a una quarta dimensione che compendia le precedenti e ne dipende: l’inclusività. E ci si occuperà di come l’informatica può rendere più inclusive le nostre scuole. Per ognuno degli argomenti si andrà a vedere che cosa dicono le ricerche in merito all’efficacia, alla significatività e alla sostenibilità degli interventi e si cercherà di capire quali opportunità (e talvolta quali rischi) ne possono derivare.
(2017). Istituzioni di tecnologia didattica . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/91789
Istituzioni di tecnologia didattica
LAZZARI, Marco
2017-01-01
Abstract
Il primo computer che ho usato era grande come una casa, gli da-vo ordini scrivendoli su schede perforate e andavo a prendere i risul-tati nello scaffale dove i tecnici distribuivano i tabulati. Tutto il mio mondo si esauriva nel percorso tra il perforatore e la stampante. All’epoca i calcolatori elettronici non entravano nelle scuole. Il calcolatore con cui sto scrivendo mi sta comodamente in grem-bo, sul suo schermo posso vedere immediatamente quello che scrivo nella forma che avrà quando manderò il pezzo in stampa, ma vedo anche fotografie, disegni e filmati, e posso scambiare messaggi (di te-sto, audio e video) con amici e colleghi in maniera (quasi) istantanea. In tutto il mondo. E nella mia vecchia scuola elementare al posto della lavagna han-no appeso al muro un computer. Questo libro si interessa di dispositivi digitali usati (o usabili) nelle scuole e la riflessione si articola secondo le tre dimensioni dei due esempi che ho appena abbozzato: l’idea è che il computer è entrato nella scuola quando ha cominciato ad avere dimensioni tali da passare dalla porta, quando la sua interfaccia ha cominciato a essere amiche-vole e adeguata a non specialisti, e quando ha cominciato a scambiare informazioni con altri calcolatori in giro per il mondo. Si parlerà di sistemi e metodi per l’applicazione dell’informatica nella didattica, ma il discorso non sarà guidato da una tassonomia di dispositivi. I tre poli di aggregazione del ragionamento saranno le pa-role chiave miniaturizzazione, multimedialità e reticolarità, che eti-chettano le tre dimensioni di cui sopra. A partire da quelle parole chiave si individueranno di volta in volta i dispositivi, i sistemi, i me-todi e le procedure che possono avere un interesse in relazione ai pro-cessi di insegnamento e apprendimento. O per i quali, soprattutto nel-la sezione sulle reti, la scuola ha un ruolo da giocare nell’educazione al loro uso consapevole dentro e soprattutto fuori dalle mura scolasti-che. A coronamento del discorso, si aggiungerà una quarta parola chiave, che corrisponde a una quarta dimensione che compendia le precedenti e ne dipende: l’inclusività. E ci si occuperà di come l’informatica può rendere più inclusive le nostre scuole. Per ognuno degli argomenti si andrà a vedere che cosa dicono le ricerche in merito all’efficacia, alla significatività e alla sostenibilità degli interventi e si cercherà di capire quali opportunità (e talvolta quali rischi) ne possono derivare.File | Dimensione del file | Formato | |
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