Per quanto susciti notevole interesse scientifico, il tema del gioco per il bambino con disabilità rimane ancora l’oggetto di iniziative di ricerca in modo parcellizzato che, nonostante i numerosi studi, hanno prodotto risultati confinati ad alcune determinate nicchie di eccellenza. Solo a titolo di esempio, citiamo: • studi legati legati al Design For All (realizzazione di giocattoli adattati o dedicati a specifiche disabilità, o di parchi gioco accessibili); • ricerche di natura più teorica, legate all’individuazione di metodologie per sostenere lo sviluppo del gioco o per valutare le competenze di gioco del bambino con disabilità (sopra a tutti, il costrutto di playfulness introdotto da Bundy nel 1997); • ricerche sperimentali nel settore tecnologico avanzato, come nel caso della robotica nel favorire le competenze di gioco ed il coinvolgimento emotivo del bambino in contesti inclusivi. La sfida di una rete europea di ricerca si colloca quindi all’incrocio di tre grandi ambiti d’interesse scientifico, ciascuno con la propria autonomia, i propri studi e prodotti: disabilità (tipologie di menomazione, caratteristiche di funzionamento), gioco (sviluppo, valutazione, diritti), fattori ambientali (strumenti, contesti, situazioni e scenari di gioco). Questi tre ambiti riflettono i principali domini sui quali è costruito il modello ICF-CY (OMS, 2007) relativo al funzionamento del bambino e dell’adolescente all’interno dei suoi contesti di vita (funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione, fattori ambientali).
(2013). Quale sfida per una rete di ricerca sul tema del gioco per il bambino con disabilità? . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/112534
Quale sfida per una rete di ricerca sul tema del gioco per il bambino con disabilità?
Besio, Serenella;
2013-01-01
Abstract
Per quanto susciti notevole interesse scientifico, il tema del gioco per il bambino con disabilità rimane ancora l’oggetto di iniziative di ricerca in modo parcellizzato che, nonostante i numerosi studi, hanno prodotto risultati confinati ad alcune determinate nicchie di eccellenza. Solo a titolo di esempio, citiamo: • studi legati legati al Design For All (realizzazione di giocattoli adattati o dedicati a specifiche disabilità, o di parchi gioco accessibili); • ricerche di natura più teorica, legate all’individuazione di metodologie per sostenere lo sviluppo del gioco o per valutare le competenze di gioco del bambino con disabilità (sopra a tutti, il costrutto di playfulness introdotto da Bundy nel 1997); • ricerche sperimentali nel settore tecnologico avanzato, come nel caso della robotica nel favorire le competenze di gioco ed il coinvolgimento emotivo del bambino in contesti inclusivi. La sfida di una rete europea di ricerca si colloca quindi all’incrocio di tre grandi ambiti d’interesse scientifico, ciascuno con la propria autonomia, i propri studi e prodotti: disabilità (tipologie di menomazione, caratteristiche di funzionamento), gioco (sviluppo, valutazione, diritti), fattori ambientali (strumenti, contesti, situazioni e scenari di gioco). Questi tre ambiti riflettono i principali domini sui quali è costruito il modello ICF-CY (OMS, 2007) relativo al funzionamento del bambino e dell’adolescente all’interno dei suoi contesti di vita (funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione, fattori ambientali).File | Dimensione del file | Formato | |
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