Lo studio si propone di valutare l’efficacia del feedback correttivo su studenti sinofoni, e in particolare di rilevare l’esistenza di differenze in termini di apprendimento e acquisizione fra l’uso da parte del docente di un feedback correttivo di tipo input-providing (in forma di recast) e di un feedback correttivo di tipo output-pushing (in forma di prompt) (Ellis, 2006). A tal fine abbiamo replicato una sperimentazione svolta da R. Ellis, S. Loewen e R. Erlam (2006). La struttura target è il participio passato nel passato prossimo: il fenomeno risulta particolarmente complesso in quanto richiede la capacità di processare tratti morfologici (accordo) e sintattici (inaccusatività) allo stesso tempo (Burzio, 1986). La formazione e l’accordo del participio passato restano quindi problematici all’interno di un vasto range di livelli di competenza linguistica, da quelli elementari a quelli intermedi (Giacalone Ramat, 2003). Il campione del nostro studio comprende 23 studenti cinesi partecipanti al progetto Marco Polo-Turandot presso l’Università degli Studi di Milano. Gli studenti presentavano livelli di competenza linguistica compresi fra l’A2 e il B1, misurati attraverso un test interno al corso di lingua. Il campione è stato diviso in tre gruppi mediante randomizzazione, in modo che i gruppi non presentassero differenze rilevanti in termini di competenze linguistiche pregresse. I tre gruppi hanno svolto separatamente le stesse attività task-based che richiedevano agli apprendenti di scambiare informazioni non linguistiche (information gap) utilizzando forme verbali riferite al passato. Durante lo svolgimento dell’attività didattica, il primo gruppo ha ricevuto input-providing feedback in forma di recast, il secondo gruppo ha ricevuto output-pushing feedback in forma di prompt, il terzo gruppo (gruppo di controllo) non ha ricevuto alcun feedback correttivo. La misurazione delle performance dei tre gruppi è avvenuta attraverso la somministrazione di tre test: un Untimed Grammaticality Judgment Test (UGJT)e un Metalinguistic Knowledge Test (MKT), volti a valutare le conoscenze esplicite degli apprendenti, misurandone le rappresentazioni statistiche e grammaticali; un Elicited Oral Imitation Test (EI) volto a misurarne le conoscenze implicite e le capacità di processing, nonché l’abilità nel ricorrere alle rappresentazioni durante l’elaborazione della lingua in tempo reale (Ellis et al, 2009). I test sono stati svolti prima del trattamento didattico, un giorno dopo e infine nuovamente due settimane dopo. L’analisi dei dati con ANOVA multifattoriale ha evidenziato differenze significative fra i punteggi del pre test, del post test immediato e del delayed post test in tutte le prove (UGJT, MKT e EI). Inoltre, nessuna delle misurazioni risulta avere una correlazione significativa con il livello di competenza linguistica degli studenti. Questo suggerisce una reale efficacia del trattamento didattico. Riguardo le differenze fra i tre gruppi, la statistica descrittiva ha parzialmente confermato quanto già rilevato da Ellis, Lowen ed Erlam (2006), cioè una maggiore efficacia del feedback correttivo in forma di prompt rispetto al recast, in relazione sia alle conoscenze esplicite sia a quelle implicite. Riguardo l’UGJT lo studio ha evidenziato infatti una tendenza del gruppo che aveva ricevuto output-pushing feedback (prompt) a mostrare risultati migliori rispetto agli altri due gruppi, sia nel post test immediato sia in quello svolto a distanza di due settimane. I dati del MKT mostrano che i gruppi che hanno ricevuto feedback correttivo hanno ottenuto risultati migliori rispetto al gruppo di controllo, senza tuttavia evidenziare fra loro differenze significative. I punteggi ottenuti dagli studenti nell’EI mostrano una performance migliore nei due gruppi che hanno ricevuto feedback correttivo rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, il miglioramento del gruppo che ha ricevuto feedback correttivo in forma di prompt risulta maggiore e si conferma nel delayed post test, in modo più marcato di quanto non avvenga nel gruppo trattato con il recast.

(2018). L’efficacia del feedback correttivo su apprendenti sinofoni di italiano L2: uno studio pilota . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/241131

L’efficacia del feedback correttivo su apprendenti sinofoni di italiano L2: uno studio pilota

Borro, Ilaria;
2018-01-01

Abstract

Lo studio si propone di valutare l’efficacia del feedback correttivo su studenti sinofoni, e in particolare di rilevare l’esistenza di differenze in termini di apprendimento e acquisizione fra l’uso da parte del docente di un feedback correttivo di tipo input-providing (in forma di recast) e di un feedback correttivo di tipo output-pushing (in forma di prompt) (Ellis, 2006). A tal fine abbiamo replicato una sperimentazione svolta da R. Ellis, S. Loewen e R. Erlam (2006). La struttura target è il participio passato nel passato prossimo: il fenomeno risulta particolarmente complesso in quanto richiede la capacità di processare tratti morfologici (accordo) e sintattici (inaccusatività) allo stesso tempo (Burzio, 1986). La formazione e l’accordo del participio passato restano quindi problematici all’interno di un vasto range di livelli di competenza linguistica, da quelli elementari a quelli intermedi (Giacalone Ramat, 2003). Il campione del nostro studio comprende 23 studenti cinesi partecipanti al progetto Marco Polo-Turandot presso l’Università degli Studi di Milano. Gli studenti presentavano livelli di competenza linguistica compresi fra l’A2 e il B1, misurati attraverso un test interno al corso di lingua. Il campione è stato diviso in tre gruppi mediante randomizzazione, in modo che i gruppi non presentassero differenze rilevanti in termini di competenze linguistiche pregresse. I tre gruppi hanno svolto separatamente le stesse attività task-based che richiedevano agli apprendenti di scambiare informazioni non linguistiche (information gap) utilizzando forme verbali riferite al passato. Durante lo svolgimento dell’attività didattica, il primo gruppo ha ricevuto input-providing feedback in forma di recast, il secondo gruppo ha ricevuto output-pushing feedback in forma di prompt, il terzo gruppo (gruppo di controllo) non ha ricevuto alcun feedback correttivo. La misurazione delle performance dei tre gruppi è avvenuta attraverso la somministrazione di tre test: un Untimed Grammaticality Judgment Test (UGJT)e un Metalinguistic Knowledge Test (MKT), volti a valutare le conoscenze esplicite degli apprendenti, misurandone le rappresentazioni statistiche e grammaticali; un Elicited Oral Imitation Test (EI) volto a misurarne le conoscenze implicite e le capacità di processing, nonché l’abilità nel ricorrere alle rappresentazioni durante l’elaborazione della lingua in tempo reale (Ellis et al, 2009). I test sono stati svolti prima del trattamento didattico, un giorno dopo e infine nuovamente due settimane dopo. L’analisi dei dati con ANOVA multifattoriale ha evidenziato differenze significative fra i punteggi del pre test, del post test immediato e del delayed post test in tutte le prove (UGJT, MKT e EI). Inoltre, nessuna delle misurazioni risulta avere una correlazione significativa con il livello di competenza linguistica degli studenti. Questo suggerisce una reale efficacia del trattamento didattico. Riguardo le differenze fra i tre gruppi, la statistica descrittiva ha parzialmente confermato quanto già rilevato da Ellis, Lowen ed Erlam (2006), cioè una maggiore efficacia del feedback correttivo in forma di prompt rispetto al recast, in relazione sia alle conoscenze esplicite sia a quelle implicite. Riguardo l’UGJT lo studio ha evidenziato infatti una tendenza del gruppo che aveva ricevuto output-pushing feedback (prompt) a mostrare risultati migliori rispetto agli altri due gruppi, sia nel post test immediato sia in quello svolto a distanza di due settimane. I dati del MKT mostrano che i gruppi che hanno ricevuto feedback correttivo hanno ottenuto risultati migliori rispetto al gruppo di controllo, senza tuttavia evidenziare fra loro differenze significative. I punteggi ottenuti dagli studenti nell’EI mostrano una performance migliore nei due gruppi che hanno ricevuto feedback correttivo rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, il miglioramento del gruppo che ha ricevuto feedback correttivo in forma di prompt risulta maggiore e si conferma nel delayed post test, in modo più marcato di quanto non avvenga nel gruppo trattato con il recast.
2018
Borro, Ilaria; Luoni, Gabriele
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