Il saggio relaziona su un'esperienza didattica di tipo terminologico-concettuale incentrata sull’etichettatura giuridica di un fenomeno diffuso e fortemente mediatizzato, da sempre esistito ma che solo in anni recenti ha attirato l’attenzione dei legislatori di paesi diversi: il femminicidio. Il femminicidio, accanto al meno noto femmicidio dal quale differisce semanticamente, sfoggia l’evidente pretesa di offrire un alveo di condivisione ampio tra parlanti ed operatori ma la sua traduzione in legge presenta delle novità. Come avremo modo di analizzare, esso assume una foggia linguistica diversa, violenza di genere, quando appare nell’articolato di legge. È lecito pertanto chiedersi quale relazione si instauri tra la foggia linguistica prescelta e il concetto e, in particolare, se la motivazione sottesa costituisce un segnale anche a livello concettuale. Il termine femminicidio è stato ed è il vettore privilegiato che ha consentito di fare breccia, oltre ad aver permesso di focalizzare e riunire una serie di comportamenti, dando loro voce. Come avremo modi analizzare nel presente articolo, il legislatore opta per una scelta linguistica diversa, violenza di genere, iperonimo ampio, e per la tecnica della manutenzione legislativa, il cui impatto, mediatico e politico, è diverso rispetto a quello derivante dalla scelta di redigere una legge nuova, scelta che avrebbe avuto il merito di sottolineare la svolta politica.

(2016). "Femminicidio": un'esperienza didattica terminologico-concettuale nel segno dell'interculturalità e dell'interdisciplinarità . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/250812

"Femminicidio": un'esperienza didattica terminologico-concettuale nel segno dell'interculturalità e dell'interdisciplinarità

Maldussi, Danio
2016-01-01

Abstract

Il saggio relaziona su un'esperienza didattica di tipo terminologico-concettuale incentrata sull’etichettatura giuridica di un fenomeno diffuso e fortemente mediatizzato, da sempre esistito ma che solo in anni recenti ha attirato l’attenzione dei legislatori di paesi diversi: il femminicidio. Il femminicidio, accanto al meno noto femmicidio dal quale differisce semanticamente, sfoggia l’evidente pretesa di offrire un alveo di condivisione ampio tra parlanti ed operatori ma la sua traduzione in legge presenta delle novità. Come avremo modo di analizzare, esso assume una foggia linguistica diversa, violenza di genere, quando appare nell’articolato di legge. È lecito pertanto chiedersi quale relazione si instauri tra la foggia linguistica prescelta e il concetto e, in particolare, se la motivazione sottesa costituisce un segnale anche a livello concettuale. Il termine femminicidio è stato ed è il vettore privilegiato che ha consentito di fare breccia, oltre ad aver permesso di focalizzare e riunire una serie di comportamenti, dando loro voce. Come avremo modi analizzare nel presente articolo, il legislatore opta per una scelta linguistica diversa, violenza di genere, iperonimo ampio, e per la tecnica della manutenzione legislativa, il cui impatto, mediatico e politico, è diverso rispetto a quello derivante dalla scelta di redigere una legge nuova, scelta che avrebbe avuto il merito di sottolineare la svolta politica.
2016
Maldussi, Danio
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