Accanto alla terminologia sistematizzata, compendiata nei vari repertori terminologici e a cui è demandato il compito di rappresentare e ordinare la conoscenza, esiste una terminologia spontanea che trae la sua origine dai bisogni comunicativi di un gruppo di specialisti. È il caso della terminologia al servizio della finanza, all’interno della quale si passa facilmente da una dimensione di etichettatura, incentrata sull’oggetto di conoscenza, a una dimensione interpersonale, dove ad essere privilegiato non è tanto il rapporto con l’oggetto quanto la comunicazione all’interno del gruppo. I due esempi qui presentati sono il verbo shortare e il sintagma ordine al meglio. Il verbo shortare (in francese shorter, di uso meno frequente rispetto all’italiano), è di conio recente, e nasce spontaneamente come calco sul verbo di tradizione angloamericana to short. Usato nei blog dei trader che imperversano su Internet, equivale al termine istituzionale vendere allo scoperto, e alle varianti andare lunghi/corti, in francese être court/long,dall’inglese to go short/long, più frequenti nello scritto. Il verbo è caratterizzato da un ambito ristretto di condivisione, i blogger, e quindi da un alto grado di trasparenza verso l’interno, e di opacità verso l’esterno. Il sintagma ordine al meglio (in francese, ordre au mieux, in inglese at best order o market order), che appartiene a una tradizione linguistico-finanziaria ben consolidata dove sta a indicare un ordine di Borsa impartito senza indicazione di prezzo ovvero a mercato, evidenzia al contrario come etichette standardizzate e bene acclimatate possano addirittura risultare fuorvianti e autorizzare inferenze sbagliate, nel momento in cui escono dal loro ambito ristretto di condivisione. In effetti, il beneficiario del ‘meglio’ non è, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il risparmiatore, essendo l’ordine incrociato con il prezzo ‘migliore’ di un dato momento ovvero con il prezzo migliore ‘di mercato’, non necessariamente il più vantaggioso per chi impartisce l’ordine.

(2010). Terminologia sistematizzata e terminologia spontanea in ambito finanziario: un rapporto conflittuale . In PUBLIF@RUM. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/264509

Terminologia sistematizzata e terminologia spontanea in ambito finanziario: un rapporto conflittuale

Maldussi, Danio
2010-01-01

Abstract

Accanto alla terminologia sistematizzata, compendiata nei vari repertori terminologici e a cui è demandato il compito di rappresentare e ordinare la conoscenza, esiste una terminologia spontanea che trae la sua origine dai bisogni comunicativi di un gruppo di specialisti. È il caso della terminologia al servizio della finanza, all’interno della quale si passa facilmente da una dimensione di etichettatura, incentrata sull’oggetto di conoscenza, a una dimensione interpersonale, dove ad essere privilegiato non è tanto il rapporto con l’oggetto quanto la comunicazione all’interno del gruppo. I due esempi qui presentati sono il verbo shortare e il sintagma ordine al meglio. Il verbo shortare (in francese shorter, di uso meno frequente rispetto all’italiano), è di conio recente, e nasce spontaneamente come calco sul verbo di tradizione angloamericana to short. Usato nei blog dei trader che imperversano su Internet, equivale al termine istituzionale vendere allo scoperto, e alle varianti andare lunghi/corti, in francese être court/long,dall’inglese to go short/long, più frequenti nello scritto. Il verbo è caratterizzato da un ambito ristretto di condivisione, i blogger, e quindi da un alto grado di trasparenza verso l’interno, e di opacità verso l’esterno. Il sintagma ordine al meglio (in francese, ordre au mieux, in inglese at best order o market order), che appartiene a una tradizione linguistico-finanziaria ben consolidata dove sta a indicare un ordine di Borsa impartito senza indicazione di prezzo ovvero a mercato, evidenzia al contrario come etichette standardizzate e bene acclimatate possano addirittura risultare fuorvianti e autorizzare inferenze sbagliate, nel momento in cui escono dal loro ambito ristretto di condivisione. In effetti, il beneficiario del ‘meglio’ non è, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il risparmiatore, essendo l’ordine incrociato con il prezzo ‘migliore’ di un dato momento ovvero con il prezzo migliore ‘di mercato’, non necessariamente il più vantaggioso per chi impartisce l’ordine.
2010
Maldussi, Danio
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