Fairy tales have always talked about work, disseminating roles, tools, techniques and skills of exquisite and sometimes truculent wisdom, at first in the oral word and then in the written page. From One Thousand and One Nights to Lo cunto de li cunti, passing through the fairy tales of Perrault, Jacob and Wilhelm Grimm, all the way up to Italo Calvino's collection, a map of professions is outlined made up of street vendors, fishermen, millers, farmers and sharecroppers and other occupations in which experience and expertise are celebrated, in an exaltation of work ethics and morals. Apparently, female figures are excluded from this poetic and at the same time painful image of activities. Inertia, passivity, immobility and waiting mark, in fact, the imagery of the complex and fascinating world of the woman in the fairy tale. Yet, whether it be a girl, mother or stepmother, witch or fairy, the regenerating effort of the female figure is relived in numerous fairy tales. Just think of Cinderella or Snow White, The Goosekeeper or The Three Spinners, where the protagonists are involved in jobs through which they construct the plots and threads of their own destiny.The essay intends to retrace the paths taken by some of these female characters, to demonstrate, finally, that it is not necessary to look only at the modern heroines of rewritten, readapted and revisited fairy tales, to find the images of women playing an active role and interpreting "doing" as virtuous self-entrepreneurship and, therefore, also as an educational and training opportunity.

Le fiabe hanno sempre parlato di lavoro, disseminando dapprima nella parola orale e poi nella pagina scritta ruoli, strumenti, tecniche e competenze di squisita e talvolta truculenta saggezza. Da Le mille e una notte a Lo cunto de li cunti, passando per le fiabe di Perrault, di Jacob e Wilhelm Grimm, su su fino alla raccolta di Italo Calvino, si delinea una mappa di mestieri fatta di venditori ambulanti, pescatori, mugnai, contadini e mezzadri e di altre occupazioni nelle quali esperienza e perizia sono celebrate, in una esaltazione dell’etica e della morale del lavoro. Apparentemente, da questa poetica e insieme dolorosa immagine delle attività sono escluse le figure femminili. Inerzia, passività, immobilità e attesa segnano, infatti, l’immaginario del mondo complesso e affascinante della donna nella fiaba. Eppure, che si tratti di fanciulla, madre o matrigna, strega o fata, in numerosi racconti fiabeschi rivive la fatica rigeneratrice della figura femminile. Basti pensare a Cenerentola o a Biancaneve, a La guardiana d'oche o a Le tre filatrici, dove le protagoniste sono coinvolte in mestieri tramite i quali costruiscono le trame e i fili del loro stesso destino. Il saggio intende ripercorrere i percorsi compiuti da alcuni di questi personaggi femminili, per dimostrare, infine, che non occorre volgere lo sguardo solo alle eroine moderne delle fiabe riscritte, riadattate e rivisitate, per ritrovare le immagini di donne che giocano un ruolo attivo e che hanno interpretato il “fare” come autoimprenditorialità virtuosa e, dunque, anche come occasione educativa e formativa.

(2023). Il lavoro e la figura femminile nella fiaba [journal article - articolo]. In PAGINE GIOVANI. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/272849

Il lavoro e la figura femminile nella fiaba

Mazzini, Alessandra
2023-01-01

Abstract

Fairy tales have always talked about work, disseminating roles, tools, techniques and skills of exquisite and sometimes truculent wisdom, at first in the oral word and then in the written page. From One Thousand and One Nights to Lo cunto de li cunti, passing through the fairy tales of Perrault, Jacob and Wilhelm Grimm, all the way up to Italo Calvino's collection, a map of professions is outlined made up of street vendors, fishermen, millers, farmers and sharecroppers and other occupations in which experience and expertise are celebrated, in an exaltation of work ethics and morals. Apparently, female figures are excluded from this poetic and at the same time painful image of activities. Inertia, passivity, immobility and waiting mark, in fact, the imagery of the complex and fascinating world of the woman in the fairy tale. Yet, whether it be a girl, mother or stepmother, witch or fairy, the regenerating effort of the female figure is relived in numerous fairy tales. Just think of Cinderella or Snow White, The Goosekeeper or The Three Spinners, where the protagonists are involved in jobs through which they construct the plots and threads of their own destiny.The essay intends to retrace the paths taken by some of these female characters, to demonstrate, finally, that it is not necessary to look only at the modern heroines of rewritten, readapted and revisited fairy tales, to find the images of women playing an active role and interpreting "doing" as virtuous self-entrepreneurship and, therefore, also as an educational and training opportunity.
articolo
2023
Le fiabe hanno sempre parlato di lavoro, disseminando dapprima nella parola orale e poi nella pagina scritta ruoli, strumenti, tecniche e competenze di squisita e talvolta truculenta saggezza. Da Le mille e una notte a Lo cunto de li cunti, passando per le fiabe di Perrault, di Jacob e Wilhelm Grimm, su su fino alla raccolta di Italo Calvino, si delinea una mappa di mestieri fatta di venditori ambulanti, pescatori, mugnai, contadini e mezzadri e di altre occupazioni nelle quali esperienza e perizia sono celebrate, in una esaltazione dell’etica e della morale del lavoro. Apparentemente, da questa poetica e insieme dolorosa immagine delle attività sono escluse le figure femminili. Inerzia, passività, immobilità e attesa segnano, infatti, l’immaginario del mondo complesso e affascinante della donna nella fiaba. Eppure, che si tratti di fanciulla, madre o matrigna, strega o fata, in numerosi racconti fiabeschi rivive la fatica rigeneratrice della figura femminile. Basti pensare a Cenerentola o a Biancaneve, a La guardiana d'oche o a Le tre filatrici, dove le protagoniste sono coinvolte in mestieri tramite i quali costruiscono le trame e i fili del loro stesso destino. Il saggio intende ripercorrere i percorsi compiuti da alcuni di questi personaggi femminili, per dimostrare, infine, che non occorre volgere lo sguardo solo alle eroine moderne delle fiabe riscritte, riadattate e rivisitate, per ritrovare le immagini di donne che giocano un ruolo attivo e che hanno interpretato il “fare” come autoimprenditorialità virtuosa e, dunque, anche come occasione educativa e formativa.
Mazzini, Alessandra
(2023). Il lavoro e la figura femminile nella fiaba [journal article - articolo]. In PAGINE GIOVANI. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/272849
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