I l termine private equity nasce negli Stati Uniti nell’ambito di quella che veniva chiamata «finanza alternativa», in quanto contrapposta agli ambiti più tradizionali del finanziamento bancario e attraverso i mercati borsistici. Nel corso del tempo il settore si è sviluppato, integrato e stratificato in categorie ben definite basate sulla tipologia di operazioni svolte. In questo contesto il private equity è definito come: «attività di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, con l’obiettivo della valorizzazione dell’impresa oggetto di investimento ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine» (Gervasoni e Sattin 2020, p. 18). Questa definizione sottolinea l’importanza dello sviluppo dell’azienda target con l’utilizzo di strategie industriali e leve di creazione di valore aziendali da parte degli investitori. Infatti, il principio alla base degli investimenti di private equity è quello di affiancare le imprese con l’apporto di know how non solo finanziario, al fine di farle crescere e migliorarne la performance. Per l’investitore, questo processo comporta un aumento del valore della società sul mercato e la conseguente realizzazione di un elevato capital gain in fase di disinvestimento. Nonostante l’investimento da parte di un investitore di private equity si basi su di un progetto strategico di sviluppo con una durata predefinita, il supporto da parte degli investitori istituzionali permette alle aziende di migliorare i processi interni e la propria corporate governance, nonché di avere la disponibilità di capitali e di know how necessari per completare operazioni di M&A e altre operazioni straordinarie. La tesi di questa analisi è che il valore così generato, che viene monetizzato dal fondo in fase di disinvestimento, rimane alla azienda come aumento di valore intrinseco permanente. Infatti, l’impostazione strategica e organizzativa basata sulle best practices del mercato supportata dall’investitore non cessa con il disinvestimento di quest’ultimo. Allo stesso modo perdura il focus sulla crescita e su tematiche strategiche di rilievo quali l’innovazione, l’internazionalizzazione, le tematiche ESG (Environmental, Social e Governance), la gestione dei rischi. Il private equity, dunque, permette alle aziende di compiere un balzo in avanti e complessivamente supporta lo sviluppo dell’ecosistema im prenditoriale delle aziende non quotate. Negli ultimi anni il Centro sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione attivo presso la LIUC Business School e AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) hanno condotto diverse ricerche sulla creazione di valore prodotta dal private equity (in termini, ad esempio, di internazionalizzazione, managerializzazione e capitale umano, innovazione). Partendo dal modello impostato dalla letteratura e dalle evidenze ottenute sino a oggi riguardo agli effetti del private equity sulle aziende finanziate questo articolo si pone l’obiettivo di espandere l’orizzonte di osservazione per meglio delineare l’impatto sistemico che il private equity ha sul contesto imprenditoriale italiano e sullo sviluppo di aziende agili e resilienti agli shock esogeni. Il contributo dell’analisi sarà quello di verificare il ruolo del private equity nello sviluppo a lungo termine delle aziende oggetto di investimento e come l’intervento di questa tipologia di investitore possa supportarle in percorsi di crescita strutturati e nell’affrontare in maniera proattiva i cambiamenti anche dopo il disinvestimento. Il testo è suddiviso in quattro sezioni. Nella prima viene riassunto brevemente il contesto teorico di riferimento e analizzato il corpus delle evidenze riscontrate dalla ricerca accademica riguardo agli effetti dell’investitore di private equity durante il periodo dell’investimento e le conseguenze sulla performance, definendo la domanda di ricerca. La seconda sezione descrive la metodologia utilizzata alla base di questo articolo. La terza sezione riporta le principali evidenze dell’analisi svolta sui dati relativi al mercato italiano. Infine, la parte finale dell’elaborato riassume le principali conclusioni.
(2022). Gli effetti del private equity sulle PMI: creazione di valore nel lungo termine [journal article - articolo]. In QUADERNI DI RICERCA SULL'ARTIGIANATO. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/310189
Gli effetti del private equity sulle PMI: creazione di valore nel lungo termine
Bosio, Andrea Odille;
2022-01-01
Abstract
I l termine private equity nasce negli Stati Uniti nell’ambito di quella che veniva chiamata «finanza alternativa», in quanto contrapposta agli ambiti più tradizionali del finanziamento bancario e attraverso i mercati borsistici. Nel corso del tempo il settore si è sviluppato, integrato e stratificato in categorie ben definite basate sulla tipologia di operazioni svolte. In questo contesto il private equity è definito come: «attività di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, con l’obiettivo della valorizzazione dell’impresa oggetto di investimento ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine» (Gervasoni e Sattin 2020, p. 18). Questa definizione sottolinea l’importanza dello sviluppo dell’azienda target con l’utilizzo di strategie industriali e leve di creazione di valore aziendali da parte degli investitori. Infatti, il principio alla base degli investimenti di private equity è quello di affiancare le imprese con l’apporto di know how non solo finanziario, al fine di farle crescere e migliorarne la performance. Per l’investitore, questo processo comporta un aumento del valore della società sul mercato e la conseguente realizzazione di un elevato capital gain in fase di disinvestimento. Nonostante l’investimento da parte di un investitore di private equity si basi su di un progetto strategico di sviluppo con una durata predefinita, il supporto da parte degli investitori istituzionali permette alle aziende di migliorare i processi interni e la propria corporate governance, nonché di avere la disponibilità di capitali e di know how necessari per completare operazioni di M&A e altre operazioni straordinarie. La tesi di questa analisi è che il valore così generato, che viene monetizzato dal fondo in fase di disinvestimento, rimane alla azienda come aumento di valore intrinseco permanente. Infatti, l’impostazione strategica e organizzativa basata sulle best practices del mercato supportata dall’investitore non cessa con il disinvestimento di quest’ultimo. Allo stesso modo perdura il focus sulla crescita e su tematiche strategiche di rilievo quali l’innovazione, l’internazionalizzazione, le tematiche ESG (Environmental, Social e Governance), la gestione dei rischi. Il private equity, dunque, permette alle aziende di compiere un balzo in avanti e complessivamente supporta lo sviluppo dell’ecosistema im prenditoriale delle aziende non quotate. Negli ultimi anni il Centro sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione attivo presso la LIUC Business School e AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) hanno condotto diverse ricerche sulla creazione di valore prodotta dal private equity (in termini, ad esempio, di internazionalizzazione, managerializzazione e capitale umano, innovazione). Partendo dal modello impostato dalla letteratura e dalle evidenze ottenute sino a oggi riguardo agli effetti del private equity sulle aziende finanziate questo articolo si pone l’obiettivo di espandere l’orizzonte di osservazione per meglio delineare l’impatto sistemico che il private equity ha sul contesto imprenditoriale italiano e sullo sviluppo di aziende agili e resilienti agli shock esogeni. Il contributo dell’analisi sarà quello di verificare il ruolo del private equity nello sviluppo a lungo termine delle aziende oggetto di investimento e come l’intervento di questa tipologia di investitore possa supportarle in percorsi di crescita strutturati e nell’affrontare in maniera proattiva i cambiamenti anche dopo il disinvestimento. Il testo è suddiviso in quattro sezioni. Nella prima viene riassunto brevemente il contesto teorico di riferimento e analizzato il corpus delle evidenze riscontrate dalla ricerca accademica riguardo agli effetti dell’investitore di private equity durante il periodo dell’investimento e le conseguenze sulla performance, definendo la domanda di ricerca. La seconda sezione descrive la metodologia utilizzata alla base di questo articolo. La terza sezione riporta le principali evidenze dell’analisi svolta sui dati relativi al mercato italiano. Infine, la parte finale dell’elaborato riassume le principali conclusioni.| File | Dimensione del file | Formato | |
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